Il perdono diventa parte della Cura

Ci sono dei luoghi in cui subito ci si sente a casa. E quell’ ingrediente speciale che rende quei luoghi così famigliari e piacevoli, è il sorriso della persona che ti accoglie.
Teresa, un sorriso rapido che, subito nascosto da una mascherina, continua a vivere nello sguardo, negli occhi curiosi e attenti, occhi che sorridono, che cercano attenzione, che ascoltano interessati. Occhi che parlano, che sanno esprimere emozioni al di la delle parole. E’ con questi occhi che Teresa, ogni settimana, aspetta il mio arrivo e mi accoglie nella sua casa.E racconta, racconta la sua vita, ogni volta come un fiume in piena, mi inonda di aneddoti, quasi volesse, attraverso il racconto, rimettere insieme come un puzzle i pezzi della sua storia.
Teresa convive con una diagnosi di Alzheimer, da circa un anno…
“Dimentico tante cose”, dice, ma le sue storie sono ancora estremamente vive e cariche delle emozioni che le hanno accompagnate, e che ancora, come un’edera sul tronco di un albero, restano saldamente aggrappate al suo cuore. Colgo il suo profondo bisogno di condividere.Se l’infermiera è la persona che ti accompagna nel processo di cura, oggi, per Teresa, scelgo di “prendermi cura” di lei attraverso la disponibilità ad un ascolto attivo, accogliente, senza giudizio o pregiudizio.Nessuna storia è una storia qualunque, contiene sempre e in ogni caso, il valore di una vita intera che ti forgia e ti rende la persona che ora sei, attraverso tutte le esperienze, belle e meno belle, che hai attraversato. Oggi ho l’onore di essere io il “raccoglitore” delle sue storie…
Seduta accanto a lei, occhi negli occhi, mi immergo nel suo racconto. “prima di 5 figli, solo 2 femmine, io e mia sorella” “ero brava a scuola, volevo studiare ma ho dovuto lavorare, sempre e solo lavorare… “la mamma era cattiva, aspettava ogni occasione per punirci fisicamente e da quando ho iniziato a lavorare non ho mai visto neanche una lira, dovevamo dare tutto a lei. Mai nulla ci era concesso, nemmeno qualche ora con le amiche, solo lavoro! E quante parolacce ingiuste…” “Ho dovuto sempre e solo fare sacrifici nella mia vita”
Quanta rabbia e quanto dolore in queste parole!
Anche il suo corpo le esprime attraverso un braccio destro contratto, quasi fosse pronto a sferrare un pugno. “Teresa, sembri ancora molto arrabbiata con la mamma” “Moltissimo, non l’ho mai perdonata, lei ci ha rovinato la vita”
Sento come questo racconto sia ancora intriso di emozioni che non l’hanno abbandonata con il tempo ma che, anzi, si sono fatte ancora più vive. E se queste emozioni bussassero ancora alla porta del suo cuore per darle finalmente l’opportunità di accoglierle?Abbracciarle?
Se in quest’ultimo tratto della sua vita fossero proprio li per spronarla a trasformarle in modo da alleggerire la sua anima?
“…Che leggerezza non è superficialità,
ma planare sulle cose dall’alto,
non avere macigni sul cuore”
(Italo Calvino)
Teresa ha tanti macigni sul cuore, dimentica tante cose, dice, ma quelle, il suo cuore non le ha dimenticate. “Cosa dici Teresa se oggi facessimo un viaggio, e invece di riempire la valigia di tante cose, iniziassimo a togliere tutto quello che la appesantisce e non serve più?”
Un viaggio nell’universo interiore… direzione PERDONO. Ma perché perdonare?
Perdonare è un passo difficile da compiere, e lo è ancora di più quando si ha la percezione che il torto subito sia molto grande, protratto nel tempo e da parte di persone sulle quali si riponeva la propria fiducia. Ma può diventare più semplice quando si ha la consapevolezza che il perdono è, prima di tutto
un dono (per-dono) che facciamo a noi stessi.
Il perdono ci fa paura perché lo consideriamo un segno di debolezza, un’incapacità di reagire o un modo di accettare passivamente un atto di sopraffazione da parte di un altro.
Vivere il perdono guardandolo da un’altra prospettiva, come uno strumento che ci libera dal rancore che, come una catena, ci tiene legati a chi ci ha offeso, apre la nostra vita a nuovi orizzonti.
Il perdono è un atto di coraggio, il coraggio di cambiare prospettiva.
Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo.
(Mahatma Gandhi)
Rabbia, odio e risentimento invece, producono nel nostro corpo una condizione di stress costante che agisce negativamente sul sistema immunitario indebolendolo. Studi recenti mettono in evidenza come, nutrirsi di queste emozioni per anni, possa influire sulla pressione sanguigna danneggiando il cuore e portare a pensieri ossessivi e malattie mentali.
Quindi scelgo di perdonare per la mia salute e per costruire la mia serenità interiore. Il perdono libera l’anima, rimuove la paura.
È per questo che il perdono è un’arma potente.
(Nelson Mandela)
Secondo le moderne neuroscienze, riporta Daniel Lumera, il perdono genera una risposta positiva da parte del sistema immunitario introducendo delle trasformazioni chimiche che a loro volta agiscono in modo benefico sul sistema cardio-vascolare e neuro-endocrino.
Ma come perdonare?
Il perdono passa innanzitutto attraverso la scelta consapevole di dare un significato diverso all’esperienza che abbiamo vissuto.
“Il perdono è la capacità interiore,
di leggere un evento lasciando andare
il suo carico emotivo”. L. Espanoli
La comprensione delle ragioni dell’altro, che agisce in base al proprio livello di conoscenza e consapevolezza, il non giudizio, la gratitudine rispetto ad eventi che, se pur dolorosi, danno la possibilità di imparare e di crescere, costituiscono gli ingredienti fondamentali per intraprendere il viaggio del perdono. Perdonare non significa dimenticare, ma liberare il ricordo di quello che ci ha offeso dalla carica di rabbia e dolore che porta con sé. Con il perdono non vogliamo giustificare l’altro, ma cercare di comprendere le ragioni e le condizioni di disagio che l’hanno portato ad agire così.
Quindi non è subire senza re-agire, ma “agire” partendo da una condizione di equilibrio ritrovato, dove quindi le mie azioni non saranno più motivate da rabbia, collera o frustrazione ma esprimeranno comprensione, chiarezza e determinazione
Liberandoci dalla sofferenza del passato
impariamo ad abitare il presente e
a costruire il futuro.
Lumera
“Teresa, è tempo di fare pace con tutto questo dolore…sei pronta ad intraprendere questo viaggio? “
Io mi sento pronta a starle accanto mentre si immerge nei territori più profondi della sua anima e dove, i semi del perdono e della gratitudine, sono pronti a germogliare per lasciar andare un fardello troppo pesante per le sue spalle.
Roberta Lenzi – infermiera coordinatrice – Felicitatrice del Sente-mente ® modello