Ottimismo e Relazioni: come uno sguardo positivo può cambiare i legami tra le persone

Sei davvero convinto che l’ottimismo è superficialità? Che le persone ottimiste siano poco collegate alla realtà? Oppure credi che sia facile rimanere ottimisti fin che le cose van bene ma alla prima difficoltà è sempre necessario tornare con i piedi per terra? Quando la vita ti lancia il guanto della sfida il pensiero ottimista fatica a trovare terreno per germogliare e crescere. Eppure un seme carico di ottimismo può essere ciò che ti serve. Ti aiuta ad attraversare, con occhiali nuovi, la terra del dolore. L’articolo che stai per leggere afferma che “lo sguardo ottimista cambia i legami tra le persone”: in esso troverai spunti, suggerimenti ed esperienze per una visione più positiva degli eventi della vita. E ti aiuta anche ad aprire spazi nuovi nei rapporti con gli altri, rinforzando così le relazioni con le persone che vivono accanto a te.
L’ottimismo è una grande risorsa
Essere ottimisti nella vita non ci fa semplicemente vedere il bicchiere mezzo pieno e sperare che le cose vadano bene. Esso non è una semplice caratteristica bensì una competenza che può e deve essere allenata. Martin Seligman, il padre della Psicologia Positiva, lo descrive con queste parole: “l’ottimismo è la predisposizione d’animo con la quale, nella vita, ci apprestiamo ad affrontare le diverse situazioni, che condiziona in modo determinante i risultati delle nostre azioni”. In sostanza, l’ottimismo è un’atteggiamento di apertura nei confronti della vita, dei suoi eventi e delle possibilità in essa evidenti o nascoste. E’ quel paio di occhiali che, attraverso una ricerca della positività presente dentro ad ogni situazione, ha lo scopo di creare senso, significato e utilità anche quando viviamo situazioni faticose. E’ il nostro modo di leggere la vita che riversa la sua influenza sui nostri successi e insuccessi.
Essere ottimisti, lo dice la scienza è, tra le altre, una risorsa relazionale. Nei suoi studi Seligman ha dimostrato che le persone ottimiste comunicano con più empatia e risolvono meglio i conflitti con gli altri. Inoltre l’ottimismo contagia: abbassa le difese (che spesso alziamo per proteggerci) e rende più facile la connessione. E questo è un vantaggio per il buon funzionamento dei gruppi di lavoro, sociali o amicali. Un approccio mediato da una visione ottimistica apre le porte a una migliore collaborazione.
E ancora, le persone ottimiste sanno utilizzare le parole a loro favore utilizzando un linguaggio positivo che crea fiducia, nel loro dialogo interiore prima di tutto, e poi in quello rivolto all’esterno. E’ così che non si lasciano abbattere da situazioni non desiderate, che sanno che ogni situazione va vissuta nel momento presente, che dentro ad ogni battuta d’arresto c’è la possibilità di riscoprirsi, di ripartire e di rifiorire. Loro sanno che le parole che dicono sono la fonte della realtà che percepiscono: per questo scelgono di utilizzare una narrazione che, tenendo d’occhio il risultato desiderato e il viaggio da fare, permetta loro di arrivarci, a volte con celerità altre a piccoli passi.
Ottimismo che trasforma la vita
E’ così che di buoni motivi per portarci a scoprire una vena più ottimistica ne abbiamo a sufficienza. E proprio perchè tra il dire e il fare c’è di mezzo solo lo sperimentare (quindi un altro fare e non il mare) non ti resta che continuare a leggere questo articolo che racconta come lo sguardo ottimista cambia i legami tra le persone.
Abbiamo affermato che l’ottimismo è un modo di stare nel mondo. Quando scegliamo di indossare la lente della fiducia e della possibilità, non stiamo semplicemente “vedendo il bicchiere mezzo pieno”, ma stiamo trasformando il modo in cui entriamo in relazione a partire da noi stessi. Un modo di coltivare questo nostro Se’ più ottimista è mettere l’attenzione alle parole che usiamo, agli argomenti che scegliamo, all’energia che portiamo nei dialoghi quotidiani. E questi sono tutti specchi del nostro sguardo interiore.
Ciò che diciamo e come lo diciamo può diventare la prima lente, il primo potentissimo passo verso un modo di rapportarci al mondo esterno con più consapevolezza e ottimismo. Ecco allora l’esercizio che propongo ad ognuno di noi invita a fare proprio questo: osservare le conversazioni quotidiane per comprendere il loro tono e scegliere, con intenzione, di essere una voce che costruisce anziché una che affonda.
Dove metto la mia lente?
Fare questo esercizio ti aiuterà a riconoscere il pensiero pessimista in vita, e nel caso, a limitarne l’influenza, la generatività e la presenza nei tuoi schemi mentali ricorrenti. Ti è mai capitato di essere convinto che una maledizione ti perseguiti, che il mondo ce l’abbia con te, che non ti meriti nulla? Insomma di avere la sfortuna dalla tua parte?
Ecco, quello è il momento giusto per fermarti, prendere il tuo quaderno e riflettere un po’, senza pensare ma lasciando che sia la penna a far affiorare i pensieri, liberamente e senza vincoli.
-Parti da una domanda che ti aiuta ad accendere la consapevolezza: “Oggi, le parole che ho offerto a me stesso e agli altri sono state di qualità, sono state parole che aprono, che hanno accompagnato a sperare, a costruire, a migliorare? E che tipo di energia ne è scaturita nelle conversazioni in corso?”
E poi ogni sera continua, prenditi 5 minuti alla sera per rispondere ad ulteriori domande:
-Quali sono stati i temi principali delle mie conversazioni? Bellezza o negatività?
-Ho parlato più di problemi o di possibilità? Ho vissuto l’impotenza e la frustrazione o la voglia di migliorare?
-Ho raccontato fatti o persone in modo costruttivo o giudicante? Li ho limitati?
-Quale energia credo di aver lasciato agli altri dopo aver parlato con me? Li ho lasciati scarichi o entusiasti e propositivi?
Osservare la qualità delle tue parole e delle tue interazioni ti restituisce la responsabilità del tuo impatto relazionale. Così puoi imparare a essere presenza che nutre, che sostiene, che accende. E con questa consapevolezza, ogni conversazione può diventare uno spazio fertile con cui lo sguardo ottimista cambia i legami tra le persone.
Nutriti di belle parole e coltiva l’ottimismo
Trasformare quel “sono responsabile di ciò che dico e non di ciò che tu comprendi” in un “sono responsabile di ciò che dico e attento a ciò che tu potresti comprendere” è fondamentale.
Quando la consapevolezza si fa strada nella nostra mente rispetto a come ci giochiamo con il linguaggio, possiamo modificare in meglio la vita, anche in ambito relazionale. Quando parliamo senza prestare attenzione, su base re-attiva, senza la consapevole mediazione che cresce nello spazio di potere che abitiamo, le parole che arrivano all’altro possono sortire effetti molto diversi da ciò che desideriamo. Ferire, umiliare, rassicurare, motivare o ispirare sono le conseguenze possibili.
Ricordare che esse sono uno strumento potente che richiede tanta attenzione, per rimanere in linea con personalità, valori e relazioni, con ciò che vogliamo costruire, è fondamentale. E questo accade in ogni ambito di vita, che sia familiare (tra compagni, coniugi, genitori, figli, nonni o altro) lavorativo (a scuola, in azienda, nel mondo socio-sanitario, in associazione o altro) o amicale.
Gli effetti di questa consapevolezza
Prova ora a pensare a una relazione che non funziona. Da quale sentire è accompagnata? Da quali parole è abitata? Ha come base un terreno dove si coltiva una visione del domani? O magari è modulata sulle emozioni del passato, di ciò che è accaduto e non ha trovato modo di essere perdonato?
Ora invece porta l’attenzione a una relazione efficace: di cosa si nutre? Ci sono belle emozioni, condivisioni, desideri. E ancora, supporto, propositività e sogni. E c’è ottimismo. Perchè sì, la serenità nell’interazione con il mondo esterno porta a sentirci bene nella vita che viviamo, a cercare di migliorarci e a far fiorire la bellezza intorno a noi.
Certo a volte non è facile rapportarsi agli altri, le visioni sono diverse e spesso ci vuole tanta pazienza. E in questi casi l’allenamento ad essere ottimisti ci viene incontro e ci aiuta a vedere un po’ più pieno il nostro bicchiere. Ecco come si riconosce lo stimolo nascente all’autoefficacia. Come farlo? Per tutti la seconda esperienza di oggi.
Ottimismo e Relazioni: come uno sguardo positivo può cambiare i legami tra le persone
L’ottimismo non è il trucco per evitare i problemi, non è far finta di nulla. Esso è la chiave per affrontarli insieme, con coraggio e leggerezza.
Per noi è tempo di sperimentare questa strada, magari proprio dove le relazioni iniziano a scricchiolare. E comunque vada, sarà un seme piantato. Da lì stanne certo, anche nei giorni più bui, qualcosa potrà sempre fiorire.
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