È nato come un atto di ribellione ad un modo di parlare e creare servizi intorno alle persone che vivono con la demenza. È nato per dare vita a qualcosa capace di dare Speranza e Dignità alle persone anziane ed a chi vive con la demenza.
Ho immaginato un sistema territoriale capace di far arrivare al cuore di chi riceve una diagnosi, ai loro carepartners, ai professionisti della Cura e della Relazione, ai volontari idee in grado di “s-velare” ciò che ancora “è”
Ecco allora un progetto che non narri la demenza come tempo di disintegrazione della mente, di perdite di memoria (se perdo la memoria perdo tutto), di irrimediabile viaggio verso la condizione di “vegetale”, che smetta di parlare di “aggressività”, “violenza”, di “disturbi del comportamento” e inizi invece a concentrarsi sulle motivazioni, sui “come” che possono comprendere.
Non avrei mai potuto far accadere tutto questo da sola. Ecco allora la prima azione di Sente-mente®: creare una scuola per Felicitatori, ovvero per professionisti della Cura e della Relazione che, sui propri territori possano piantare semi e coltivarli per far fiorire una nuova cultura della Cura, dei Servizi, dell’Accoglienza nella Comunità.
Ecco allora che la cultura ha iniziato a diffondersi attraverso le pagine dei Social dei Felicitatori, attraverso un gruppo facebook che oggi conta più di 8500 nuclei famigliari che si confrontano quotidianamente con contenuti per creare relazioni possibili a domicilio e in struttura. Attraverso i libri pubblicati intorno ai temi dell’identità della Persona che vive con demenza, della Violenza (#giulemanidaivecchi), dei comportamenti speciali.
Le Comunità hanno bisogno di creare progetti reali di integrazione, accoglienza ma soprattutto di lotta allo stigma. Ecco allora, grazie al lavoro dei felicitatori, nascere in tutto il Paese le Sente-mente Comunità amiche delle Persone che vivono con la demenza con un progetto di importante lavoro sociale (se vuoi riceverne una copia scrivimi, sarò felice di aiutarti a realizzarlo nella tua città).
E che dire poi della necessità di far arrivare ai professionisti della Cura e della Relazione una formazione fresca, innovativa, capace di andare oltre al “cosa” ed iniziare a costruire il “come” collettivo che diventa identità della Cura. Mai come in questi anni il burn out, la fatica di assistere, gli episodi di violenza, l’incapacità a risolvere problematiche in modo radicale sono diventate mine pronte a esplodere. Ecco allora, grazie al lavoro dei Felicitatori Formatori e mio, con il Catalogo delle Opportunità e con esso il lavoro in aula con i professionisti e i board, per scrivere pagine di “Buon-trattamento”.
E poi ci sono loro, le strutture residenziali, quelle coraggiose, quelle che hanno direttori che non si accontentano di adempiere alla necessità della formazione. Quelle che cercano qualcosa che identifichi davvero cosa è qualità e come arrivarci, gli indicatori del viaggio. Quelle che non vogliono occuparsi di violenza e di richiami, ma vogliono costruire una cultura organizzativa terapeutica. Beh! Questo è principalmente il mio lavoro. In Italia in questo momento sto seguendo dieci organizzazioni in un viaggio di tre anni per vivere #sentementeorganizzazione