S-contenere la Cura, contenere la contenzione
La contenzione fisica è spesso considerata come un mezzo di “protezione” per la persona fragile, per molti baluardo di sicurezza, un presidio per prevenire danni e cadute. Ma questa percezione è in linea con le evidenze degli studi scientifici e con la realtà? È tempo di esplorare le dinamiche delicate della contenzione fisica e farmacologica, soprattutto nel contesto delicato di cura delle persone non autosufficienti e delle persone con demenza .
La contenzione fisica aiuta davvero la prevenzione delle cadute? Quali sono i suoi effetti per le persone che con-vivono con la demenza? Come si sente il professionista quando applica una contenzione? Come professionista ti poni queste domande?
Ma noi abbiamo davvero il coraggio di chiamarla “protezione”?
“Se si permette che mani e piedi vengano legati, in breve si riscontrerà nel paziente un totale processo di regressione e si darà l’avvio a ogni genere di trascuratezza e tirannia, fino a che la repressione diventerà l’abituale sostituto dell’attenzione, della pazienza, della tolleranza e della gestione corretta”– J. Conolly, The Treatment of the Insane without Mechanical Restraints, 1856 (168 anni fa).
Non ci fa certo onore dire che poco più di vent’anni fa la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia parlava del tema della contenzione fisica, pensando di non doverlo più affrontare, pensando di essere riusciti ad andare oltre. In realtà ancora prima dell’arrivo del Covid, il tasso di contenzione fisica e farmacologica nelle nostre residenze per anziani è drammaticamente aumentato.
Anche per te non possiamo più chiamare questa pratica “protezione”? Anche per te non possiamo più continuare a permettere che esista la contenzione all’interno delle organizzazioni? Ma tra il dire “non possiamo più contenere le persone” e riuscire a fare in modo che le persone con demenza vivano libere da contenzione, richiede passi fondamentali da costruire.
È possibile far sì che entro il 31.12.2026 la contenzione sia un drammatico ricordo socio-sanitario che ha confuso la cura con l’essere carnefici – Letizia Espanoli
Oggi la contenzione è ancora una tragica emergenza che necessita davvero di progetti capaci di misurare con coraggio la contenzione in atto e scrivere e realizzare progetti per la sua riduzione radicale.
Tracce per una organizzazione che libera e Cura.
I passi verso la s-contenzione non sono del singolo, ma esistono in una cultura organizzativa di valore. Possiamo con orgoglio essere parte di un viaggio che conduce a divenire Residenza per anziani “contenzione, fisica e farmacologica, free”.
27 anni fa Letizia Espanoli venne chiamata ad effettuare la prima supervisione scientifica di un nucleo dedicato a persone con alzheimer. In 6 mesi l’organizzazione ha raggiunto il risultato desiderato: “contenzione free”. Non una spondina sollevata, nessuna contenzione farmacologica. Nel frattempo il team era alla continua ricerca dei reali bisogni e desideri di ciascuna persona con demenza.
A questo primo risultato, in questi ormai trent’anni di lavoro incessante del Sente-mente® team, si sono aggiunte altre residenze per anziani che hanno raggiunto l’obiettivo di diventare Residenza “contenzione free”.
Nessuno di noi vuole andare incontro a un mondo socio-sanitario che contiene la vita, invece di permettere che pulsi fino all’ultimo respiro. Non basta desiderare la libertà, lo dobbiamo saper realizzare passo dopo passo con coraggio. Se non ci si prende questo impegno, si raccontano storie alle persone che vengono accolte in residenza per anziani, ai loro familiari e a sé stessi. Se ci si assume questa responsabilità, allora si diventa reali artigiani della qualità, della vita, della libertà possibile. Si può farlo accadere.
Uno studio scientifico tedesco che riguarda il punto di vista dei sostenitori delle “restrizioni fisiche” dei residenti nelle case di cura (T. Nordhausen, J.Abrahm, R. Kupfer, S. Köpke, G. Meyer, R. Möhler, 2019), evidenzia che familiari, tutori legali, staff di direzione, hanno mostrato atteggiamenti acritici e mancanza di conoscenza rispetto alle contenzioni. I ricercatori tedeschi invitano a rivolgersi a questi gruppi attraverso l’informazione, l’educazione, la creazione di interventi volti ad evitare la contenzione fisica nelle case di cura.
Quattro aree da sviluppare per la Cura.
Nel Sente-mente® modello, la contenzione è connessa alla capacità di dominare queste quattro aree: interno, esterno, tempo, numeri e processi.
Area: Interno.
Come professionista della Cura e della Relazione, cosa pensi della contenzione? Poniti questa domanda, perché forse tra le convinzioni che puoi scovare e tra le pieghe della cultura organizzativa potresti riconoscere queste “striscianti e orrende idee”:
- Non vi sono alternative alla contenzione
- La mancata adozione di contenzione pone il personale e l’organizzazione a rischio legale
- L’inadeguatezza dello staff rende necessaria la contenzione
- Ho il dovere di proteggere i pazienti
- Per la persona anziana la contenzione non è traumatica
- I mezzi di contenzione diminuiscono l’incidenza delle cadute
- Serve più personale per ridurre la contenzione fisica e farmacologica.
È fondamentale chiedersi all’interno dell’organizzazione quali siano le convinzioni rispetto alla contenzione e che le risposte a questa domanda vengano esplorate dai coordinatori, dai direttori con gli operatori per comprendere quali siano le credenze limitanti, sulle quali bisogna lavorare. Il primo passo è prenderne consapevolezza, cambiare le proprie credenze, allineare le proprie convinzioni ai propri valori e ai valori dell’organizzazione.
Le credenze limitanti di ciascuno sono state l’incubatore delle percentuali di contenzione che noi oggi abbiamo – Letizia Espanoli
Sono chiari i valori della tua organizzazione? I valori sono dinamici e continuamente da rivedere. Nella tua organizzazione è chiara la meta? I risultati che si desiderano raggiungere? Cosa c’è davanti all’orizzonte della Residenza per anziani in cui lavori?
Ed è importante che nell’organizzazione ci si chieda come si sente un operatore quando applica una misura di contenzione, qual è l’impatto emotivo? Come si bilancia nel cuore e nella mente dell’operatore il bisogno di sicurezza con il rispetto per l’individuo? Quali sono le implicazioni professionali e personali per un professionista quando la sera si guarda allo specchio? Mi sento un carnefice o un professionista della Cura?
Area: Esterno.
Questa area riguarda le best practice internazionali. Ad oggi tantissimi paesi hanno condiviso evidenze scientifiche rispetto alle contenzioni. Conoscere per andare oltre è un elemento fondamentale per creare la cultura organizzativa e la Cura.
La contenzione fisica è per tutti i ricercatori antitetica alla Cura e chiedono agli staff di direzione impegno e progettualità perché sia ridotta solo alle situazioni straordinarie e in tempi limitati.
Da una ricerca IPASVI del 2010, nel periodo di rilevazione il 68,7% dei residenti delle RSA era contenuto.
“Le pratiche di contenzione sollevano importanti questioni da un punto di vista etico-giuridico, potendo concretizzare anche specifiche figure di reato quali: abuso di mezzi di correzione o di disciplina (art. 571 codice penale); maltrattamenti (art. 572 c.p.); sequestro di persona (art. 605 c.p.); violenza privata (art. 610 c.p.); lesioni personali colpose (art 589 c.p.); omicidio colposo (art. 590 c.p.). La contenzione può causare: danni fisici (es. strangolamento, asfissia, lesioni muscolari, ossee, nervose, vascolari); danni psicosociali (es. stress, alterazioni del tono dell’umore, paura, sconforto, umiliazione); malattie organiche e funzionali (es. infezioni, incontinenza, piaghe da decubito). Vi è un generale orientamento, sostenuto da istituzioni nazionali e internazionali, a raccomandare l’abolizione della contenzione quale pratica sanitaria”.
In un documento sull’argomento, il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) afferma:
“La contenzione rappresenta in sé una violazione dei diritti fondamentali della persona. Il fatto che in situazioni del tutto eccezionali i sanitari possano ricorrere a giustificazioni per applicare la contenzione non toglie forza alla regola della non-contenzione e non modifica i fondamenti del discorso etico”. Secondo il CNB “si può fare a meno di legare le persone: l’esistenza di servizi che hanno scelto di non applicare la contenzione e il successo di programmi tesi a monitorare e ridurre questa pratica confermano questa indicazione”. Infatti, i dati attestano che si ricorre alla contenzione non tanto a causa della gravità della situazione clinica dei pazienti, quanto per carenze nell’organizzazione dei servizi e per atteggiamenti inaccettabili degli operatori”, lo troviamo scritto nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità “Assistenza sociosanitaria residenziale agli anziani non autosufficienti: profili bioetici e bio giuridici”.
Area: Tempo.
Quando è solo il faro del Tempo a condurre la giornata in servizio e si ha sempre solo quel parametro di riferimento, diventa impossibile spostarsi ad altri livelli di comprensione della realtà attorno a sé. Sono di fretta, non c’è tempo, aspetta un attimino, sono in ritardo, non posso fermarmi perché non arrivo a finire tutto.
Sai utilizzare il tempo a disposizione per produrre attività ad alto valore aggiunto? La sensazione che sperimentiamo nel cuore è quella di essere una pallina nel flipper delle giornate lavorative. Lavoriamo tanto, ma non siamo produttivi. Facciamo moltissima fatica, ma i risultati in termini di cura non migliorano.
Quando invece iniziamo ad avere a cuore il faro della Buona Cura, la mente diventa capace di farsi nuove domande, sviluppiamo consapevolezze diverse e soprattutto siamo più inclini a sperimentare qualcosa di diverso per arrivare al risultato. Dobbiamo imparare a costruire quelle azioni strategiche che conducono verso i risultati creando tempo di valore nella Relazione e nella Cura.
Area: Numeri e processi.
Questo è un elemento importantissimo: come direttore, come coordinatore, come responsabile, come operatore o infermiere, che cos’hai a cruscotto? Quali sono i numeri della reale qualità?
Oggi i team, le organizzazioni si conducono attraverso le attività o sviluppano la capacità di lavorare per una reale produttività? Quanti risultati porta a casa l’organizzazione?
Immagina. Se fossimo tutti oggi su una nave da crociera: il capitano avrebbe a cruscotto tutti i dati fondamentali per la nostra sicurezza, per condurci al risultato senza perdere la rotta.
Se abbiamo perso la rotta durante il Covid, non diamo la colpa al Covid, ma assumiamoci la responsabilità di non aver tenuto salde e forti le mani su quel cruscotto.
Leggo i numeri, ma sono capace di collegare i numeri ai processi, alle procedure? Sono capace di legare i numeri agli obiettivi di performance? Il sistema qualità conta il numero dei bagni o è in grado di avere procedure di altissimo valore tecnico, umano e una grande capacità di condurre l’organizzazione attraverso le procedure? Se l’organizzazione non è guidata attraverso i numeri, ed essi sono ciò che rappresenta l’organizzazione la reale qualità, è come se avesse procedesse con un occhio chiuso.
Come coordinatore, come operatore conosci le procedure presenti nella tua organizzazione?
Se la tua organizzazione oggi non contempla queste aree presentate, come si fa a produrre realmente risultati per la Cura?
Se oggi passeggiassi in un appezzamento coltivato a pere e volessi le mele, che cosa devi fare? Devi sradicare gli alberi di pere, avere una nuova idea per fare in modo di arrivare a raccogliere le prime mele. Per arrivarci occorrono 8 passi fondamentali: non sono passi brevi, ognuno ha bisogno di progettualità, studio, condivisione che porta a essere orgogliosi dell’obiettivo che abbiamo davanti. Gli studi scientifici ci dicono che quando non portiamo a casa risultati, non è perché ci si è posti obiettivi troppo alti, piuttosto perché sono mediocri. Il tuo forte perché è quello che ti fa alzare la mattina rinforzando continuamente la tua motivazione nel compiere i passi per raggiungere il risultato.
1. Prendere la decisione nel board
“Ricordo l’ospedale universitario di-non so dove. Mi sono agitato a tal punto che hanno dovuto legarmi. Dio mio, che orrore! Ero talmente su di giri e agitato che penso di essermi anche fatto male. Tiravo calci urlavo, facevo tutto sbagliato. È dura se sei tu stesso a fare quest’esperienza, specialmente se le persone non comunicano con te. Non si davano molto la pena di spiegare cosa loro dovevano fare e di farlo con garbo. Mi trattavano solo come un caso clinico. E ricordo quella notte come una delle peggiori in assoluto della mia vita.” – professor Smith Henderson, Cary nel suo libro “Visione parziale: Un diario dell’Alzheimer”
Prendere la decisione di divenire una residenza capace di essere la differenza per le persone anziane accolte è nelle mani della Direzione e del Consiglio di Amministrazione. La decisione deve essere formalizzata e condivisa, perché possa diventare scelta di appartenenza a un team in cui ogni professionista dice: “sì ci sono per portare davvero un cambiamento importante”.
Innovazione e cambiamento nascono da una decisione. Fai un giro nella residenza per anziani in cui lavori e prendi consapevolezza che tutti gli anziani che troverai legati e contenuti, sono il frutto di una decisione. Anche la tua che probabilmente a un certo punto scegli di non vedere più.
2. Misurare senza colpa
È il momento più importante nel lavoro con le organizzazioni che vogliono fare questo salto verso la libertà. Questo passo è il più faticoso, perché sulla scrivania del Direttore non arriva mai il quadro completo di tutte le persone contenute e non se ne ha reale contezza. È arrivato il tempo in cui scrivere in un foglio di lavoro e far diventare chiaro chi è contenuto, per quante ore al giorno, con quali strumenti di contenzione, lo stato delle contenzioni, si prende consapevolezza dalle consegne, le reazioni avverse alla contenzione.
Questo diventa il carburante per l’azione. Nell’organizzazione rischiano di esserci persone con demenza e persone non autosufficienti contenute 24 ore su 24.
C’è una matematica per alleggerire il cuore: quella che misura la percentuale di contenzione sul numero delle persone residenti.
E c’è una matematica che contempla la misurazione da cui partire. Si prende il numero delle persone residenti, si va a vedere quante persone residenti in qualche modo hai contenuto. Quante sono le persone non autosufficienti contenute? Quante persone con demenza? Si vanno a vedere il tavolino servitore, la cintura di contenzione, il cuneo inguinale, il letto con le spondine, il letto con le spondine e la cintura di contenzione, il letto con le spondine e il “pigiamone” chiuso durante la notte. (Se ti stai chiedendo: il “pigiamone” è forse contenzione? L’OMS dice che tutto ciò che limita la libertà del residente è contenzione).
Poi chiediti se le prescrizioni davvero dicono: chi è contenuto, con quali strumenti, per quante ore al giorno, quando la contenzione viene rivalutata.
Esiste nell’organizzazione un’équipe di rivalutazione delle contenzioni?
La rivalutazione non è un atto di ri-prescrizione, ma è il momento in cui ci si chiede se quella temporanea prescrizione di contenzione fisica o farmacologica che era stata posta pensando di fare il bene del residente, ha ottenuto dei risultati. Se sì, quali? Altrimenti come possiamo fare?
È fondamentale misurare ciò che gli operatori scrivono in consegna: non possono esistere consegne valide dal punto di vista medico e legale capaci davvero di tutelare ogni singolo operatore se questo non ha il coraggio di scrivere in consegna ciò che vede. Ricordiamoci che la Corte di Cassazione ha più volte condannato residenze e medici per non aver interrotto la contenzione fisica quando essa era la causa dell’agitazione psicomotoria della persona contenuta.
Comprendiamo quindi che quando si decide di applicare una misura di contenzione, lo si deve rendere oggettivamente osservabile.
Ecco perché questo è un punto doloroso per l’organizzazione: si deve rendere trasparente ciò che è stato deciso e fatto accadere fino ad oggi, per diventare capaci di non rendere ciò che è stato scelto una situazione di replicabilità.
Dobbiamo strappare dalla routine la cultura della contenzione, per andare invece a risvegliare la cultura della libertà – Letizia Espanoli
3. Contenere con la massima cura
Per diventare capaci di garantire la libertà, è fondamentale diventare capaci di contenere con accuratezza.
“Accuratezza” porta in sé la parola Cura, l’essenza del nostro esistere come professionisti. Contenere con la massima cura significa che nessuno prescrive una contenzione senza chiedersi se viene fatto per comodità culturale, o perché manca nell’organizzazione una cultura verso le persone con demenza.
Perché se non si alza la cultura della cura dedicata alle persone con demenza, non ci si può porre l’obiettivo della contenzione zero. La contenzione è il risultato di un modello organizzativo inefficace.
La contenzione è solo l’indicatore reale del malfunzionamento organizzativo di una Residenza per anziani. Più è alta la contenzione, più questo dice che manca un modello organizzativo – Letizia Espanoli
4. Contenere al bisogno
Un altro dato fondamentale che il Direttore deve avere sulla scrivania ogni settimana: quanta contenzione fisica è stata applicata al bisogno? Quanta contenzione farmacologica è stata somministrata al bisogno?
La contenzione al bisogno intesa come tutti i farmaci che possono controllare il comportamento della persona al bisogno, piuttosto che la formazione al bisogno che il medico e l’infermiere possono applicare, mettono in evidenza fino a quanto l’organizzazione è pronta a rispondere con accuratezza agli imprevisti assistenziali nella cura delle persone con demenza.
Un valore fondamentale da avere a cruscotto, da monitorare e diminuire di semestre in semestre, prima ancora di pensare di diminuire la contenzione farmacologica complessiva. Bisogna fare in modo di portare a casa come primo risultato quello di azzerare la contenzione al bisogno.
5. Best practice internazionali per migliorare la Cura
Studiare le best practice internazionali è un viaggio di conoscenza rispetto alla contenzione, gli ambienti, alla salubrità dell’aria, al dolore fisico, alle neuroscienze, alla resistenza all’assistenza.
Oggi ci sono residenze che hanno accreditamenti per far vivere 50-60 persone tutte nello stesso piano.
I decessi durante il covid non sono solo dovuti al Covid, ma dell’aver pensato a residenze pollaio. Letizia Espanoli
L’ambiente, lo spazio è fondamentale per la costruzione della libertà, nella prevenzione delle cadute. Il coordinatore ha attivato un progetto ambientale in grado di ridurre la contenzione fisica? Ripensiamo agli ambienti, agli spazi, alla salubrità dell’aria. Le finestre vengono aperte a discrezione dell’operatore, oppure quando la tecnologia presente indica che è presente un livello troppo alto di anidride carbonica?
La Cura e le opportunità della tecnologia.
Oggi la tecnologia rappresenta una grande opportunità per migliorare la qualità di vita dell’ambiente delle Residenze per anziani: pensa soltanto a uno strumento semplice come l’orologio conta passi che ti dice che la sig.ra Maria ad ora ha già vissuto il movimento compiendo 3000 passi e investito un certo numero di calorie. Un supporto che ti dice che è tempo di offrirle un po’ di frutta tagliata a pezzetti e tu puoi rendere di valore questo breve pausa con la tua presenza, sedendoti con lei e bevendo insieme un rinfrescante bicchiere di acqua. Per poi lasciare che viva il movimento per altri 3000 passi.
Ci sono persone con demenza che compiono anche più di 10.000 passi, eppure sono poche le persone all’interno di una residenza che utilizzano uno strumento capace di indicare quanto e come ha dormito, camminato, le calorie investite… E pochi menù all’interno delle organizzazioni socio-sanitarie calibrati sul reale fabbisogno delle persone accolte in base all’attività che vivono.
Questi parametri sono fondamentali per creare qualità di vita e non possono essere “caricati” sulla responsabilità degli operatori (come potrebbe un operatore contare i passi di ogni residente, quantificare l’energia spesa e calibrare un pasto o uno spuntino adeguato?).
È tempo allora di avere il coraggio di spalancare le porte alla tecnologia e all’innovazione capace di sostenere operatori socio sanitari e infermieri ad avere indicatori reali per poter lavorare meglio nel creare qualità di vita.
6. Creare la propria cultura aziendale
Le organizzazioni mediocri fanno un copia e incolla delle procedure che provengono dall’esterno, chi vuole alzare l’asticella, lavora per andare verso l’eccellenza.
C’è bisogno di creare una cultura aziendale. Cosa è fondamentale nella contenzione? Quanto devo lavorare per il benessere degli operatori, delle famiglie?
Cosa accade quando il familiare di una persona accolta ti dice che vede il papà troppo sedato, la mamma che indossa dei calzini stretti, che chiede dove sia andata a finire la dentiera, vede il proprio caro dimagrire, la barba non curata?
Se nutri il pensiero che quella famiglia “sia conflittuale”, e di aver fatto il massimo e che se quella famiglia non è soddisfatta può andare da un’altra parte, guardati allo specchio, perché hai smarrito la rotta rispetto all’essere professionista capace di essere accanto e accompagnare gli anziani accolti e i loro familiari.
La poca capacità di creare relazioni con le famiglie, racconta l’inefficacia dell’organizzazione. Nel momento in cui i professionisti incontrano i familiari, mettono a disposizione tutta la loro conoscenza per costruire, sperare e credere insieme? Al momento dell’accoglienza viene spiegato alla famiglia la posizione della residenza per anziani rispetto alla contenzione fisica, educando la famiglia alla scelta di strategie di libertà?
Torna al punto in cui abbiamo parlato delle credenze e rivedi le tue convinzioni. Le famiglie non sono nemiche. Hanno bisogno di operatori onesti che condividano con loro la strada per il successo, per far pulsare la vita.
Non c’è la s-contenzione, c’è rendere umanamente accessibile la vita di un residente alla volta. La libertà non è una statistica. È un viaggio che si vive con un residente alla volta. È un successo che si raggiunge con un residente alla volta. È un successo che si realizza con la famiglia – Letizia Espanoli
7. Diffondere la cultura: sorveglianza o giornata di vita per creare la Cura?
Alcuni degli elementi che vanno a permeare il valore di un viaggio verso la libertà sono l’autobiografia e la biografia del residente che viene accolto. Ma non si tratta solo di conoscere la loro storia di vita. Quante autobiografie sono state raccolte? Quanto ogni giorno ti fermi a condividere gli elementi fondamentali della storia di vita del residente durante il PAI? Quanto le racconti all’operatore che sta facendo fatica ad aiutare un residente a nutrirsi? La raccolta della biografia e dell’autobiografia non è l’adempimento di un compito e la compilazione di una scheda da archiviare.
La storia di vita, come le consegne, la scheda assistenziale, il progetto di comunità, l’équipe di comunità, il PAI straordinario, la cultura intorno al movimento sono strumenti che devono saper condurre gli operatori a creare vera qualità di vita per ciascun residente.
Una delle parole che svelano la mediocrità delle organizzazioni è “sorveglianza”. Nel piano di lavoro trovi scritto: “dalle…alle…: sorveglianza”? è questa l’idea della cura? Sorvegliare i residenti?
Non può esserci sorveglianza. Ci deve essere la creazione di una giornata di vita, in cui l’operatore mette in gioco la sua grande capacità professionale e dentro la quale siamo in grado di rispondere ai bisogni, di realizzare desideri, perché abbiamo imparato a creare davvero PAI di valore.
Il PAI è il capolavoro della progettazione individuale per s-contenere un anziano alla volta – Letizia Espanoli
8. Creare il cruscotto dell’organizzazione che orienti il board
Il cruscotto è l’elemento fondamentale da continuare a monitorare per sapere quanto è umanamente possibile chiedere all’organizzazione. Quali risultati precisi, reali, concreti.
“Questi sono i passi. Devo chiudere gli occhi e guardare al 2026 o 2027 per vedere tutto questo realizzato. Ma quello che è certo è che poter essere tra qualche anno ancora una delle poche residenze per anziani con contenzione free, può riempire di orgoglio molti.
Perché sono poco ottimista? Perché per il trend che hanno preso le residenze per anziani dal periodo Covid, arrivare ad essere una Casa contenzione free, o averla ridotta al 50-60% tra due, tre anni significherà essere tra il 10% della Residenze nel nostro Paese che saranno riuscite a farlo accadere.
Con il cuore in mano, oggi ti dico ho bisogno di te. I residenti della tua casa hanno bisogno di te. La storia ha bisogno di te. Che ci piaccia o non ci piaccia, noi passeremo alla storia. Le azioni che tu sceglierai costruiranno la storia della tua organizzazione. Te la faccio anch’io una domanda: posso contare su di te?” – Letizia Espanoli
Se la tua risposta è sì, sottolinea alcune parole chiave di questo articolo e scrivi un’azione che da subito puoi compiere per creare miglior cura.
Articolo tratto dall’intervento di Letizia Espanoli al Sente-mente® Day online del 2019
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APPROFONDIMENTI
- Se anche tu sogni un tempo senza contenzioni, un libro assolutamente da studiare e portare nella tua pratica professionale è Dar casa al tempo fragile
- Che cos’è la contenzione fisica? Ne conosci gli effetti sulla persona anziana? Fermiamo per in istante il focus sul rischio della contenzione per arrivare ad affrontare la necessità di far evolvere le residenze per anziani e la cultura della Cura
- Dobbiamo conoscere con esattezza non solo cosa ci porta a scegliere la contenzione come uno strumento di Cura, ma dobbiamo anche conoscere i reali effetti del nostro gesto di contenzione e chiederci che cosa vogliamo fare accadere.
- Cosa accade nel cuore e nella mente dei professionisti socio sanitari che vengono chiamati a “contenere”? Cosa accade quando “senti” che quel gesto non lo condivi perché “non cura”? Cosa accade quando ascolti tutto il giorno Antonio mentre urla ”Aiuto, aiuto, liberatemi” e muove la contenzione sul bacino ? Cosa accade quando la sera, insieme alla buona notte applichi quella cintura a letto, oppure le sponde mentre Maria ripete “No, no, no”? Cosa ti dici quando ti guardi allo specchio?
- La contenzione fisica è spesso considerata come un mezzo di “protezione” per la persona fragile, un modo per averne cura evitando che possa cadere. Ma è davvero così? Scopri di più leggendo questo articolo
- Ma noi abbiamo davvero il coraggio di chiamarla “protezione”?
- La libertà è al bisogno?
- La contenzione fisica è antitetica alla Cura.
- Vuoi sapere che cosa pensano le persone con demenza delle contenzioni fisiche? Harry Urban ce lo racconta in modo molto chiaro a questo link