Prendersi cura nella demenza: un balsamo per la sofferenza

“Sono stremata, essere sempre a disposizione mi consuma, mi logora. Non è tanto il fatto di aiutare nelle cose più banali, non è neppure assistere e l’essere di sostegno, ma quanto il fatto di vedere, sentire, percepire che via via si sta spegnendo… E mi sento impotente, mi sento svuotata, inerme”
Questo è il sentire di un carepartner, un sentire che accomuna moltissime persone che si prendono cura di un genitore, un famigliare, una persona cara.
Un sentire che a volte si riesce ad esternare, già parlarne aiuta ad abbassare il livello di frustrazione, ma a volte logora dentro, silenzioso, mascherato da semplice stanchezza, senza una valvola di sfogo.
Ma non è solo stanchezza: è rabbia, è paura, è frustrazione, è impotenza, è sofferenza.
Se anche tu permetti alle tue giornate di essere impastate con questi ingredienti, tenderai a pensare che nella tua vita ci sia solo questo, solo sofferenza, e che la felicità appartenga ad un altro luogo e ad un altro tempo.
Tutti vogliamo essere felici, ma pensare di poter condurre una vita del tutto priva di sofferenza è un’illusione. La verità è che per assaporare la felicità non è necessario essere privi di dolore.
Felicità e sofferenza sono entrambe qualità della vita imprescindibili.
“Dove non c’è sofferenza non ci può essere neppure felicità e viceversa.”
Scrive così Thich Nhat Hanh, ricordandoci che nel momento in cui nominiamo la sofferenza, è già presente anche il suo opposto: come non potrebbero esistere le ombre senza la luce, il giorno senza la notte, il lato sinistro non avrebbe senso se non esistesse il lato destro.
Ogni volta che ti senti fragile nel tuo sentire, impara ad abbracciare e a cullare le tue emozioni con molta tenerezza.
Rivolgi dentro di te attenzione e cura non giudicante, per poter comprendere e trasformare quel sentire emozionale.
“Se impariamo a vedere che sono presenti sia la felicità sia la sofferenza e a entrare abilmente in contatto con loro, andremo nella direzione di un’esistenza vissuta con più gioia”
La frustrazione, la paura, l’angoscia, vanno riconosciute e affrontate per poter essere presenti e disponibili alla vita, senza negarle, senza esserne sopraffatti.
Con gentilezza saprai scoprire perché ti è nata dentro questa fatica, è venuta a dirti qualcosa e potrai cogliere l’opportunità di ascoltare.
Fai silenzio e spazio dentro di te, per riprendere contatto con la tua parte fragile, intima, la tua parte più vera.
Accogli la tua sofferenza, la tua fatica perché lì si nasconde la chiave per apprezzare la vita in modo autentico.
Lascia che il dolore si trasformi in comprensione e compassione e troverai la strada per la felicità.
“Le persone più belle che ho incontrato sono quelle che hanno conosciuto la sconfitta, la sofferenza, la lotta, la perdita e hanno trovato il loro modo di risalire dalle profondità”– Elisabeth Kubler Ross-