Alzheimer e demenza: il problema della stipsi e dei maggiori disturbi del comportamento

Alzheimer e demenza: stipsi e disturbi del comportamento. Un disagio molto comune per le persone che vivono con demenza e un argomento molto delicato, perché ha effetti sulla sua sfera psicologica e comportamentale. Non cercare di controllare: accogli il bisogno.
Sono 5 giorni che Mario non riesce ad evacuare. Giuseppina, la sua assistente domiciliare, è molto preoccupata perché sta notando che Mario manifesta inquietudine in diversi momenti della giornata, si rifiuta di mangiare e continua ad andare in bagno, e ogni volta che esce inizia ad inveire contro di lei senza apparente motivo.
La stitichezza rappresenta un disagio molto comune per le persone che vivono con demenza ed assume maggiore evidenza quando la persona è avanti con l’età. E’ un argomento molto delicato, perché ha effetti sulla sua sfera psicologica e comportamentale, influenzando anche lo svolgimento delle attività quotidiane di coloro che ne hanno cura. L’osservazione da diversi punti di vista ci aiuterà ad accogliere il disagio che la persona con demenza sperimenta e quindi ad adottare le misure più efficaci per offrirle sollievo e vivere serenamente i diversi momenti della giornata.
Nel dubbio che la persona di cui abbiamo cura possa iniziare a soffrire di stipsi possiamo aiutarci tenendo un diario che traccia ogni sua evacuazione e gli eventuali comportamenti associati al prolungarsi del tempo tra una evacuazione e l’altra.
Quando l’intestino rallenta la sua motilità aumentando i giorni che trascorrono tra un movimento e l’altro, il corpo può sperimentare disagio e sofferenza. Possiamo osservare addome gonfio, dolore e sensazione di tensione addominale, secchezza delle mucose della bocca, difficoltà ad evacuare nonostante lo sforzo, produzione di feci piccole e dure associate spesso alla sensazione che l’evacuazione sia incompleta. Spesso si aggregano, al disagio della stitichezza, l’inappetenza, l’urgenza ad urinare fino all’incontinenza conseguente alla pressione dell’intestino sulla vescica.
Informare il medico che ha in cura la persona è sempre consigliabile per escludere che sia sintomo di una condizione di salute più grave. Il medico inoltre potrà indicarci le misure più idonee da adottare nel caso di stipsi ostinata.
La prima domanda che dovremmo porci è: cosa significa andare di corpo per la persona di cui ho cura?
- Può non essere in grado di spiegare cosa non va o non esserne consapevole. Quando non è in grado di comunicare con le parole, il disagio può manifestarsi attraverso i suoi comportamenti:
- potrebbe mostrare sul proprio viso espressioni di tensione e sofferenza
- appoggiare spesso le mani sull’addome
- recarsi spesso in bagno e rimanerci a lungo nel tentativo di riuscire ad evacuare completamente
- divenire via via più irritabile o irrequieto
- rifiutarsi di mangiare e bere
- alzarsi e sedersi in continuazione
- bagnarsi gli abiti per non essere riuscito a trattenere la pipì
- se usa un ausilio assorbente tentare di toglierselo
- piangere, urlare
- svegliarsi spesso durante la notte
- rifiutarsi di uscire per fare una passeggiata
- non mostrare interesse per le attività che di solito lo rendono felicemente partecipe
- rifiutare i lassativi da assumere per bocca
- arrabbiarsi e rifiutare le nostre azioni di cura.
- Se ha assunto il lassativo o gli è stato praticato un clistere può:
- sperimentare nausea, dolore addominale con forti crampi
- sentirsi umiliato o imbarazzato per non riuscire a trattenere le feci per uno stimolo improvviso e incontrollabile e quindi essersi sporcato
- dovere evacuare disteso in una posizione innaturale che lo imbarazza per la paura di sporcare il letto e lo costringe ad aver bisogno di aiuto per pulirsi
- non comprendere il senso della manovra invasiva che è necessaria per effettuare un clistere e vivere questo momento come una violenza, cercando di divincolarsi e difendersi magari con calci e pugni.
Quando hai cura di una persona con demenza non devi mai sottovalutare l’aspetto psicologico che diventa il “sentire” per ciò che gli sta accadendo. Ricorrere a manovre invasive come il clistere o, talvolta l’esplorazione rettale da parte di un infermiere domiciliare o del medico, ancorché spiegata ma impossibile per la persona con demenza da comprendere, può scatenare in lei le stesse emozioni che proverebbe se stesse vivendo una violenza sessuale. Sono pratiche che entrano in una sfera così intima che fa sperimentare emozioni come paura, impotenza, rabbia, profonda tristezza, imbarazzo, vergogna, oltre che a dolore fisico e bisogno impellente di fuggire da quella situazione.
Quando provi a controllare o cambiare il comportamento della persona di cui hai cura molto probabilmente non avrai successo o incontrerai la sua resistenza. E’ importante cercare di accogliere e quindi soddisfare il bisogno nascosto nel messaggio che esprime quel comportamento, anziché controllarlo. (Letizia Espanoli)
La seconda domanda sarà: come posso alleviare il suo disagio?
Gli studi ci dicono che il 15% degli adulti soffre di stipsi, disturbo che è classificato come il 6° sintomo gastrointestinale più comune, ed è maggiormente diffuso nelle donne e negli anziani che vivono nelle residenze o nelle comunità.
Conoscerne le cause può aiutarci a ricercare le soluzioni:
- effetti secondari all’assunzione di farmaci oppiacei per il dolore, antidepressivi, anticonvulsivanti, antistaminici
- condizioni metaboliche come il diabete mellito e l’ipotiroidismo
- neuropatie come il morbo di Parkinson o malattie cerebrovascolari
- depressione
- deterioramento cognitivo
- condizioni di immobilità (come l’allettamento prolungato ma anche stare molte ore del giorno seduto)
- alterazione del microbioma del colon
- indebolimento del pavimento pelvico che non permette di “spingere” efficacemente le feci verso l’ano
- dolore rettale o anale dovuto alla presenza di plessi emorroidiari.
Uno studio pubblicato nel gennaio del 2020 da Adil E. Bharucha e Brian E. Lacy “Meccanismi, valutazione e gestione della costipazione cronica” ha indagato l’efficacia della dieta quale possibile soluzione alla stitichezza, efficacia che aumenta quando viene abbinata all’esercizio fisico.
Incoraggiare la persona di cui abbiamo cura a consumare almeno 25-30 grammi di fibre al giorno sotto forma di frutta fresca, verdura fresca, legumi e cereali integrali, aumentando il volume delle feci ne stimola il transito intestinale favorendone poi l’espulsione. Dobbiamo mirare ad aiutare la persona con demenza a produrre feci morbide ma compatte. Numerose sono state le sperimentazioni con la miscela tre olii (parlane con il tuo medico).
Un altro importante suggerimento è di accompagnare la persona di cui abbiamo cura a recarsi in bagno dopo i pasti per sfruttare un riflesso naturale che viene definito dagli esperti gastrocolico. E’ importante anche aumentare la quantità d’acqua o altre bevande (frullati di frutta non centrifugati per poter avere maggiore fibra) per favorire l’idratazione delle feci, renderle più morbide e stimolare la motilità intestinale.
Forse il miglior suggerimento che possiamo darti, anche se al momento lo sentirai come un ulteriore impegno, è di accompagnare, o invitare ad andare, al bagno la persona di cui hai cura appena sente lo stimolo, te lo dice o te lo chiede. Ne scoprirai subito dopo i benefici su di lei e nella vostra quotidianità.
Il carepartner non cura solo con ciò che sa, ma soprattutto con ciò che è. Allenare ogni giorno la propria umanità gli permetterà di non smarrire la strada per incontrare la persona che vive con demenza e quindi di non trovarsi mai nella condizione di “fare” azioni sul corpo dell’altro senza incontrare chi in quel corpo vi abita (Letizia Espanoli)
Ti aspettiamo per approfondire ulteriormente questa delicata tematica al webinar con i formatori esperti del Sente-mente® modello del 24 maggio prossimo. Se vuoi anticipare le tue domande scrivi pure a info@letiziaespanoli.com
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