Artisti della Libertà…si diventa!
Quando ci prendiamo cura di qualcuno a cui teniamo vorremmo poterlo proteggere da qualunque possibile imprevisto.
A volte con le persone anziane potremmo eccedere in questo nostro voler proteggere a tutti i costi, oppure pensare di non avere alternative, ed ecco che per evitare le temute cadute si va a limitare la
Libertà della persona nelle sue diverse forme, per esempio attraverso la contenzione fisica.
Questo tema è molto delicato e spesso portato alla ribalta negativamente dalle notizie che arrivano dalla cronaca, come quelle di anziani “legati” in casa per anziani.
Credo che buona parte di queste situazioni delle quali sentiamo parlare siano dovute a poca cultura e conoscenza rispetto alla reale presa in carico delle persone anziane, soprattutto se sono persone che con-vivono con la demenza.
Innanzitutto dobbiamo renderci conto che applicare
una contenzione non può mai essere la nostra prima scelta, sia come famigliari che come professionisti.
Diversi studi dimostrano ormai in modo inequivocabile che la contenzione non riduce il rischio di cadere, anzi, spesso ne accentua gli esiti negativi.
Quando applichiamo la contenzione delle spondine a letto per esempio, con la giustificazione che la persona continua ad alzarsi durante la notte mettendosi in pericolo, perdiamo di vista il fatto che prima di tutto va posta una domanda fondamentale:
Perchè il mio caro si alza di notte? Forse vuole recarsi in bagno? Si alza e cammina semplicemente in casa alla ricerca di qualcuno?
Immaginiamo per un momento di sentire un bisogno impellente di recarci in bagno: ci svegliamo, quindi proviamo ad alzarci dal letto, ma c’è qualcosa che ce lo impedisce. Siamo al buio e non riusciamo a capire cosa sia questo ostacolo, ma il nostro desiderio è più forte… scavalchiamo le spondine!
Questa situazione è ad altissimo rischio, proprio per la presenza delle spondine che alzano la distanza da terra alla quale avviene la caduta, ne crea i presupposti, dato il movimento particolare che si compie, produce cadute che spesso coinvolgono il capo ed impediscono un appoggio sicuro con entrambi i piedi, come si avrebbe alzandosi dal letto normalmente.
Da ausilio per la “protezione” diventa esso stesso fonte di rischio.
Lo stesso vale se prendiamo in considerazione la cintura applicata in carrozzina: una persona se spinta da un forte desiderio, può arrivare a lesionarsi l’addome nel tentativo di alzarsi ugualmente oppure cadere con l’intera carrozzina da un lato, senza contare la fonte di disagio, stress, paura, rabbia che potremmo scatenare.
Quando ci prendiamo cura delle persone che con-vivono con la demenza dobbiamo tener conto che il movimento è un modo per entrare in relazione e per comunicare una necessità. Impedendo loro di camminare o di alzarsi non soddisfiamo i loro bisogni e inneschiamo proprio quei comportamenti speciali dai quali vorremmo proteggerli.
La strada per evitare la contenzione è innanzitutto quella di mettere in atto tutte le strategie ambientali e preventive per ridurre il rischio di caduta.
Porci domande potenzianti:
Cosa mi sta comunicando, cosa vuole dirmi con questo comportamento?
Accettare che un minimo di rischio ci sarà sempre, proprio perché non possiamo umanamente prevedere il futuro. Renderci conto che la temuta “frattura di femore” avviene più frequentemente per un cedimento dell’osso fragile, con conseguente caduta, che non viceversa.
Ed uno tra i modi più efficaci per non perdere massa ossea è proprio quello di muoverci!