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#GiorniFelici

03 Ago

La gratitudine diventa stile di vita: strumenti per fiorire

  • By Rosalia Consoli
  • In #GiorniFelici
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la-gratitudine-diventa-stile-di-vita

“Non serve essere felici per essere grati. Ma essere grati, davvero, può farci scoprire un nuovo modo di essere felici.”     (Marcel Proust)

Partiamo oggi da qui, da questa frase che ribalta la prospettiva in cui spesso viviamo la vita. Aspettiamo qualcosa di bello per esserne grati senza essere consapevoli che la gratitudine apre occhi e mente alla scoperta della bellezza. E così mentre deleghiamo ad altri la costruzione della nostro ben-vivere è come se restassimo in pigiama alla finestra sperando che la felicità suoni il campanello con un vassoio di pasticcini in mano. Ti capita di vederti in questo modo? Stai davvero aspettando che qualcosa o qualcuno ti renda felice? L’articolo “La gratitudine diventa stile di vita: strumenti per fiorire” ti guida a rivisitare le tue convinzioni e ad aprire uno spazio di pensiero nel quale recuperare l’essenza di questa competenza. Nell’articolo anche 2 esperienze per iniziare da subito a sperimentare una modalità più efficace per fiorire ogni giorno.

Gratitudine non è…

Quando dici grazie per dovere, quando il sentirti grato ti fa sentire in colpa. Ricorda che la gratitudine non è una formula di cortesia, né una scorciatoia, né una coperta sotto cui nascondere le difficoltà, né un sorriso forzato da mostrare a ogni costo.

Dire “grazie” per obbligo, solo perché “si fa così”, rischia di svuotare questa parola della sua forza: non ha nulla a che vedere con il potere della gratitudine. Pensaci bene: in fondo, un grazie detto senza convinzione, per abitudine, come un riflesso condizionato di fronte a un gesto, perde il suo valore e tutta la sua bellezza.  Sei d’accordo con queste affermazioni?

La gratitudine diventa stile di vita

Per renderla stile di vita dobbiamo fare uno switch da una gratitudine “reattiva” , ad esempio quando ringrazio per ciò  che è successo,  ad una “generativa”: scegliere di essere grati e con questa scelta trovarci a cambiare, in prospettiva, ciò che vediamo, sentiamo e viviamo. Uno switch da far diventare di sistema nelle azioni quotidiane, allenando scelte innovative, creando intenzionalmente un sentire di gratitudine,  costruendola come si costruisce un cammino: un passo alla volta.

A volte non ci accorgiamo di come potremmo vivere meglio e di come questa competenza emozionale potrebbe modificare il nostro sentire interiore e le relazioni con il mondo. La poca consapevolezza, insieme alla folle corsa sulla ruota della vita, limita significativamente la possibilità di percorrere un viaggio come questo. E se a questo aggiungiamo la tendenza a:

-lamentarci in maniera sistematica,

-non esternare le nostre aspettative alle persone che ci vivono accanto,

-il fare confronti rispetto a ciò che altri fanno,

-il desiderio di avere tutto sotto controllo,

il gioco è fatto e la finestra da cui guardiamo la vita in pigiama aspettando, oltre ai cannoncini della felicità, una batteria di fuochi d’artificio, rischia di tenerci incollati lì senza fare nulla.

I primi passi del cammino

Abbiamo compreso che la responsabilità di rendere più significativo il nostro tempo è nostra e che attraverso la gratitudine lo possiamo fare. E se tra il dire e il fare c’è di mezzo solo un altro fare (cit. Letizia Espanoli) non ci resta che togliere il pigiama, vestirci e metterci in moto, per agire. Come lo faremo? Ecco le due esperienze di questo articolo.

Il diario rovesciato

A volte quando si seguono formazioni sulla crescita personale sentiamo faticoso allenare la gratitudine con la formula dei 3 grazie per le cose belle accadute durante il giorno. Per questo oggi sperimenteremo un modo diverso di farlo. Sarà così:

-sempre con il tuo quaderno in mano, pensa alla tua giornata e vai a rivisitare un evento, una comunicazione, un sentire che ha innescato reattività dentro di te;

-descrivi il momento sotto a tutti gli appunti del giorno (riscrivilo se l’avessi già annotato) e sotto ad essa riporta le tue motivazioni;

-respira per 2 minuti allungando il tempo dell’espiro, cercando di lasciare andare, mentre butti fuori l’aria, eventuali emozioni faticose ancora presenti dentro di te;

-ripensa nuovamente alla situazione, come un esploratore in azione intento a portare alla luce ogni possibile risvolto positivo che in quella situazione ha trovato terreno fertile per germogliare;

-quando ne trovi uno scrivilo sul tuo quaderno, creando una sezione appena sotto ciò che avevi appena scritto e intitolandola “Opportunità Nascoste”;

-una volta che hai riguardato con una prospettiva diversa l’accaduto, cerca un motivo o una lezione appresa per cui attivare la tua gratitudine generativa. 

Lascia che la tua penna scriva sul quaderno questa nuova consapevolezza frutto di un passo importante: stai rivedendo gli eventi con gli occhiali della responsabilità, sii grato per ciò che hai scoperto, per ciò che hai potuto modificare e migliorare.

In fondo il primo passo è sempre una scommessa ma spesso, superata questa fatica, ad esso ne seguono molti altri. Solo così la gratitudine diventa stile di vita.

La gratitudine silenziosa

La gratitudine si allena in silenzio, dentro di noi, quando lasciamo aperta la porta perché la felicità possa entrare e sorprenderci. Per questo la seconda esperienza di oggi ci guida a scegliere come dire il nostro grazie. Alcuni grazie si dicono con gli occhi, con un gesto, con la semplice presenza: non hanno bisogno di parole e arrivano dritti al cuore.

Per una settimana, ogni giorno scegli intenzionalmente una persona da ringraziare “in silenzio”; può essere una persona qualsiasi o qualcuno che fa parte della tua vita da sempre. Fai così:

-scegli la “persona del giorno”: un familiare, un collega, un vicino; una persona che ha fatto qualcosa per te; o persino qualcuno che ti ha fatto riflettere attraverso una difficoltà;

–porta su di lei la tua “attenzione gentile”.  Fermati.  Osservala. Chiediti: Cosa sto ricevendo da lei, anche solo con la sua presenza?  Quale suo gesto, posso riconoscere oggi? Posso vedere oltre alle mie convinzioni, il buono che ha?

-ringraziala in silenzio, con uno sguardo consapevole, un sorriso, un tocco, un pensiero buono. Senza aspettarti risposta. Solo per nutrire il legame con lei e per te stesso;

Vuoi un esempio?

Un collega ti prepara il caffè. Invece di restare lì con la testa piena di pensieri, lo osservi davvero. E nel silenzio del gesto, ringrazi.

Fare questo esercizio ti aiuta a vedere ciò che c’è di buono, anche nelle relazioni abitudinarie o faticose, nutre la tua parte relazionale mettendo in luce le buone caratteristiche degli altri, allena l’intenzionalità e diminuisce l’automatismo che rende scontata e piatta la vita.

E così…

la gratitudine diventa uno stile di vita:

-quando ti rendi consapevole, responsabile e presente nella vita che vivi, nelle relazioni che accendi;

-quando scegli di togliere quel pigiama, di spalancare la porta alla felicità che aspetta di essere scoperta;

-quando ti accorgi di sentire quel grazie che è pronto a scattare dal profondo del tuo cuore.

E allora da oggi:

“Prima di reagire, scegli di ringraziare. Forse non cambierà ciò che accade. Ma cambierà chi sei mentre accade.”

Felice tempo di Gratitudine a te.


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Tags:#consapevolezza #responsabilità#gratitudine
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