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  • Contenzione fisica e persone che con-vivono con la demenza: davvero così si prevengono le cadute?

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09 Ott

Contenzione fisica e persone che con-vivono con la demenza: davvero così si prevengono le cadute?

  • By Letizia Espanoli
  • In Blog, Sente-Mente®
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La contenzione fisica è spesso considerata come un mezzo di “protezione” per la persona fragile, un modo per prenderci cura di lei ed evitare che cada. Un modo, forse, per sentirci noi care-partners più tranquilli? La contenzione fisica aiuta davvero la prevenzione delle cadute? Quali sono i suoi effetti per le persone che con-vivono con la demenza?

Quando parliamo di “contenzione fisica” ci riferiamo ai mezzi meccanici attraverso i quali impediamo il movimento di una o più parti del corpo. In questa definizione rientrano ad esempio le cinture di contenzione, le spondine del letto, i tavolini e divaricatori che si installano sulle carrozzine.

Purtroppo, è ancora molto diffusa la pratica di contenere le persone che presentano rischio caduta, con la giustificazione che, impedendo il movimento potenzialmente rischioso, ne tuteliamo la salute. In realtà molti studi e revisioni sistematiche mettono in luce che non solo la contenzione fisica non riduce il rischio di caduta, ma che anzi ne aumenta gli effetti potenzialmente lesivi.

Facciamo qualche esempio.

Quando una persona, per esempio durante la notte, vuole alzarsi dal letto ma trova le spondine che le impediscono di scendere, è spesso indotta a scavalcarle. Cadere dal letto o cadere mentre si scavalcano le spondine, rappresenta concettualmente sempre una caduta, ma i risvolti risultano molto più gravi in termini di lesioni e possibili fratture proprio nel secondo caso: si cade da sopra le spondine, quindi da un’altezza maggiore e con un’inclinazione che mette il corpo in difficoltà nell’adottare posture di protezione naturali.

Immaginiamo ora una persona seduta contenuta con la cintura addominale. Immaginiamo per un momento che desideri intensamente alzarsi, per esempio perché ha bisogno del bagno oppure perché da seduta ha molto dolore. Sarà spinta dalle sue necessità a fare di tutto pur di riuscire a togliere la cintura oppure alzarsi ugualmente. Posto il fatto che qualunque mezzo di contenzione utilizzato deve essere regolamentare e applicato in modo corretto, si possono verificare diversi scenari: la persona fa pressione contro la cintura utilizzando mani, busto, gambe…procurandosi delle lesioni, spinge con i suoi mezzi la sedia o carrozzina per poter avanzare, rischiando di cadere lateralmente senza potersi difendere, tenta di scivolare al di sotto della cintura, scivolando verso il basso con elevato rischio di soffocamento…

Da questi esempi risulta evidente che un mezzo utilizzato per “proteggere” non ha in realtà significato terapeutico né può essere considerato la normalità o prevenire davvero danni alla persona di cui ci prendiamo cura.

Oltre a quanto già evidenziato, le persone che con-vivono con la demenza risultano spesso le prime a subire questo tipo di intervento. La violenza psicologica dell’essere legati, impediti nel movimento, costretti a rimanere fermi… è qualcosa che come care-partner dobbiamo avere ben chiaro.

Spesso le persone che con-vivono con la demenza vivono nel qui ed ora, non ricordano che abbiamo spiegato loro che non devono alzarsi, non sanno il motivo per cui qualcuno li ha “legati come criminali, quando loro non hanno commesso alcun reato” (parole di A. che con-vive con la demenza). Aumenta l’ansia, l’agitazione, spesso viene rilevato un aumento dei comportamenti speciali.

Ci fa paura che una persona possa cadere ed eventualmente rompersi il femore. È comprensibile.

Facendo un passo indietro però, possiamo riconoscere che uno dei modi migliori per garantire l’autonomia del cammino è proprio…camminare!

Muovere il corpo e allenare la muscolatura e l’equilibrio sono le strade che aiutano le persone ad evitare di cadere.

Agire per costruire un ambiente privo di ostacoli (no ai tappeti, fermaporta ecc…). Saper leggere i bisogni che vengono espressi attraverso i comportamenti speciali (disturbi del comportamento). Riconoscere il dolore e trattarlo. Coinvolgere la persona perché sia parte attiva della sua Giornata di Vita e non un passivo passeggero del treno del “fare”.

Sono tutti mattoncini che insieme costruiscono la salute Vera e ci permettono di fare la differenza in termini di qualità di Vita. La prevenzione delle cadute passa di qui.

 

Materiale di libero utilizzo per la stampa

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Letizia Espanoli
Esperta e formatrice di organizzazioni.

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