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  • Promuovere l’attività fisica in RSA: benefici e programmi efficaci

Letizia Espanoli

18 Nov

Promuovere l’attività fisica in RSA: benefici e programmi efficaci

  • By Anna Gaburri
  • In Letizia Espanoli
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Promuovere l'attività fisica in RSA: benefici e programmi efficaci

Il corpo è il primo luogo dell’abitare. Vivere il movimento significa continuare a dire “ci sono”, a mantenere il dialogo con il mondo anche quando la fragilità sembra ridurre gli orizzonti.

Nelle RSA, ogni giorno accompagniamo persone che portano con sé storie, corpi, emozioni. A volte, nella routine che assorbe, il movimento rischia di essere confinato alla mezz’ora di “ginnastica di gruppo”, come se bastasse un appuntamento settimanale per “fare qualcosa” per il corpo.

Ma il movimento non è un’attività da calendario. È una cultura, un modo di guardare la vita. È la possibilità di abitare il proprio corpo e lo spazio che ci circonda. È dignità, relazione, identità.

Il movimento come medicina della vita

La scienza ci parla con chiarezza. Una recente meta-analisi pubblicata su The Lancet Healthy Longevity (Valenzuela et al., 2023) ha dimostrato che l’esercizio fisico regolare migliora in modo significativo la funzione fisica anche negli anziani fragili o che vivono con demenza, favorendo forza, equilibrio e autonomia. Non conta tanto la tipologia di esercizio – resistenza, equilibrio, cammino – quanto la costanza: i benefici massimi si osservano con circa 170 minuti di movimento alla settimana.

E non solo. Un’ampia revisione pubblicata sul British Journal of Sports Medicine (Singh et al., 2023) mostra che l’attività fisica riduce in modo consistente i sintomi di depressione, ansia e stress, con effetti comparabili a quelli dei trattamenti psicologici e farmacologici, ma privi di effetti collaterali.

Negli studi che hanno coinvolto persone che vivono con demenza, l’esercizio fisico regolare ha indotto  benefici non solo motori, ma anche cognitivi e comportamentali. Una revisione sistematica di Hernández e colleghi (già nel 2015!) ha evidenziato miglioramenti in attenzione, equilibrio, memoria visiva e tono dell’umore nelle persone che vivono con la malattia di Alzheimer, che partecipavano a programmi di attività fisica regolare.

E i benefici si estendono anche ai caregiver, che riportano minore stress e maggiore qualità di vita.

Oltre la ginnastica: dal fare movimento al vivere in movimento

Tuttavia, come ricorda il lavoro di Hawkins et al. (2018) pubblicato su Ageing & Society, nelle RSA la sedentarietà non dipende solo dagli anziani, ma dalle organizzazioni stesse.

Tempi rigidi, spazi poco stimolanti, routine che tendono a “fare al posto di” limitano ogni giorno le occasioni di movimento.
È l’organizzazione – non la persona – a determinare spesso quante volte ci si alza, quante volte si cammina, quante volte si può “fare da sé”.

“If they don’t use it, they lose it” – se non lo usano, lo perdono – non è solo una verità fisiologica, ma anche un principio culturale: quando smettiamo di offrire occasioni di movimento, sottraiamo possibilità di identità e partecipazione.

Il rischio, nelle RSA, è “pulirsi la coscienza” con una ginnastica di gruppo programmata, mentre il resto del tempo resta dominato da posture passive e da gesti fatti in sostituzione.
Eppure, ogni momento della giornata può diventare un’occasione di movimento:

  • alzarsi per raggiungere la finestra e guardare fuori;
  • aiutare a piegare i tovaglioli dopo pranzo;
  • accompagnare il passo di chi esita, senza sostituirsi;
  • danzare con il corpo e con lo sguardo nei piccoli gesti della cura quotidiana.

Il movimento, così, diventa un linguaggio di relazione e di vita, non una prescrizione riabilitativa.

Un team che si muove insieme

Promuovere il movimento in RSA non è compito esclusivo del fisioterapista. È un’azione corale, una scelta organizzativa, un cambio di sguardo.

Ogni professionista può sostenere la motricità della persona aiutandola a fare “da sé”, anche solo in parte, durante le attività della vita quotidiana (Prizer & Zimmerman, 2018).
L’OSS che invita a camminare fino al lavabo, l’infermiere che attende qualche secondo in più prima di intervenire, l’educatore che propone un laboratorio di manualità, il fisioterapista che guida il gruppo nel leggere i segnali del corpo… Tutti, insieme, possono creare una quotidianità che muove.

Il coordinatore, in questa visione, diventa il regista di una cultura del movimento diffusa, dove ogni gesto di cura è anche un gesto di riattivazione.

Perché la “riabilitazione” non è solo una pratica terapeutica, ma una postura mentale e relazionale che restituisce fiducia, autonomia e senso. È far sentire che c’è ancora qualcosa di prezioso da vivere.

Dalla ginnastica alla vita che danza

Muoversi non significa solo “fare esercizio”: significa respirare con il mondo, mantenere il filo con la propria storia, sentire di avere ancora un corpo che comunica.

Promuovere il movimento in RSA è un atto d’amore verso la vita che continua, nonostante la fragilità.
È ricordare che ogni passo, ogni piccolo gesto, ogni respiro è un atto di dignità e di presenza.

Ricordiamoci che l’altra faccia del movimento è l’immobilità. Spesso indotta, generata o prescritta dalle contenzioni fisiche e farmacologiche.

Creare spazi, tempi e relazioni che permettano il movimento è la vera rivoluzione gentile delle RSA: trasformare la cura in un luogo in cui la vita non viene contenuta, ma continuamente riaccesa.

 Per te: piccoli semi di cambiamento

  • Camminate relazionali: cinque minuti di passeggiata dopo i pasti, per stimolare la digestione e la conversazione.
  • Gesti quotidiani attivi: incoraggiare la partecipazione nei piccoli gesti (ADL, apparecchiare, annaffiare, spostare una sedia).
  • Allenare la gentilezza posturale: usare un linguaggio che invita, non impone: “Vuole provare lei?”, “Ci accompagna?”.
  • Ambienti che invitano al movimento: corridoi liberi, arredi leggeri, spazi luminosi che invitano a esplorare.

 Il movimento è vita, sempre. Non è un dovere, ma una possibilità da custodire e promuovere insieme.
Quando ogni membro del team diventa facilitatore di movimento, la RSA si trasforma: da luogo che “ospita” a luogo che vive e fa vivere.

 


APPROFONDIMENTI

  • Il movimento che crea ben-essere
  • Camminare in autonomia: armonia del movimento, mobilità ed equilibrio
  • S-contenere la Cura, contenere la contenzione
  • La terra dei risultati della Buona Cura
Tags:#movimento#sentemente
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Anna Gaburri

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