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  • La cura non va in vacanza: piccoli gesti per rigenerarsi nella quotidianità

Letizia Espanoli

12 Ago

La cura non va in vacanza: piccoli gesti per rigenerarsi nella quotidianità

  • By Anna Gaburri
  • In Letizia Espanoli
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La cura non va in vacanza: piccoli gesti per rigenerarsi nella quotidianità

Agosto, vacanza non ti conosco. Tutto parla di viaggi, relax e libertà. I racconti di chi prepara le valigie e di chi è tornato, la tv continua a proporre immagini di mete, tramonti dorati, cocktail in riva al mare e sorrisi spensierati.

E poi ci sei tu che resti accanto a chi ami, giorno e notte. Le tue giornate non conoscono ferie: sono fatte di geti di cura, attenzioni, medicine da ricordare, sguardi da interpretare. Mentre il mondo si prende una pausa, tu non puoi smettere. Mentre tutto intorno a te rallenta, tu continui ad essere accanto e avere cura di mille cose. Con amore, certo. Ma anche con fatica.

Essere caregiver non è solo assistere. È abitare ogni giorno un tempo di cura che chiede presenza, pazienza, cuore. Un tempo che non conosce ferie, e che spesso non lascia spazi per sé. Ma proprio per questo oggi ti invito a fermarti. Un attimo. A respirare. A ricordare che anche tu esisti: perché nessuno può versare da una brocca vuota.

Mentre gli amici organizzavano le loro ferie, Maria, di 72 anni che ha cura del marito con Alzheimer, ha raccontato con le lacrime agli occhi di avere solo un desiderio: “Io sogno solo una notte intera di sonno, senza svegliarmi ogni due ore. Una sola.”

Forse questo sogno è anche il tuo. Questo articolo è per te, che ogni giorno scegli di essere accanto e avere cura. Anche nella fatica. Ti invito a creare con me e Maria le possibilità per costruire insieme una piccola “vacanza quotidiana”, fatta di gesti semplici, profondi e rigeneranti.

  1. Costruisci una sera di cura a settimana tutta per te

Dedicare del tempo a sé stessi non è egoismo, è cura dell’anima e della propria energia vitale. Quando tutto ruota attorno ai bisogni dell’altro, ci si svuota a poco a poco. Ma anche una sola sera – o una parte della sera – può diventare un punto fermo, una stazione di ricarica.

Come fare?

  • Scegli un giorno della settimana in cui, per un’ora, ti dedichi a qualcosa che ti fa stare bene. Può essere il giovedì sera dopo cena, per esempio;
  • chiedi supporto a qualcuno di fiducia (una sorella, un vicino, un volontario) che possa “esserci” per quel piccolo spazio di tempo, al posto tuo;
  • dedicati a qualcosa che ti nutre: vivere una passeggiata nel verde, leggere un libro che ti appassiona, fare un bagno con sale ascoltando musica, scrivere sul tuo diario, curare le tue piante, telefonare a un’amica.

Lucia, ad esempio, che ha cura del papà con demenza, ogni martedì sera si regala un piccolo “cinema in salotto”: film e popcorn, luci soffuse e cellulare spento. È il suo appuntamento fisso con sé stessa. Per rendere possibile questa pausa, ha chiesto alla figlia di 19 anni di esserci con il nonno per un’ora e mezza. All’inizio la ragazza era un po’ incerta. Poi ha iniziato a raccontare che quel tempo è diventato qualcosa di speciale anche per lei: ha riscoperto il nonno in un modo nuovo, ha iniziato a comprendere più a fondo le fragilità della vita e il valore della presenza. A volte semplicemente ascoltano musica, o guardano vecchie fotografie insieme. Altre volte stanno in silenzio, ma è un silenzio che parla.

Lucia dice che la settimana le sembra meno pesante solo perché sa che quel momento arriverà. E anche sua figlia ha scoperto che esserci non è solo un dovere: è un’occasione per costruire memoria, allenare empatia e fare la differenza, un piccolo gesto alla volta.

  • E tu? Potresti provare questa piccola pausa questa settimana?
  • Chi potresti coinvolgere per rendere possibile questo spazio per te?
  1. Creati un rituale serale di dolce cura per te

È importante perché il corpo ha bisogno di segnali chiari per passare dalla modalità “allerta” alla modalità “riposo”. Un rituale serale ripetuto aiuta il sistema nervoso a calmarsi e prepara ad un sonno più profondo e rigenerante.

Sperimenta questi passi:

  • scegli 2 o 3 piccoli gesti ripetibili, sempre uguali, per chiudere la giornata. Possono durare anche solo 10 minuti.  Ad esempio: preparare una tisana rilassante (camomilla, melissa, lavanda), accendere una candela, scrivere 3 cose belle successe durante la giornata;
  • ti invito ad evitare stimoli forti come la TV, smartphone o PC nell’ora prima di andare a letto.

Puoi costruire il tuo rituale usando un diffusore di oli essenziali con lavanda, sederti dieci minuti in balcone, sorseggiare una tisana e ascoltare la tua musica preferita.  Piccoli gesti che, certo, non cambiano il mondo, ma ti permettono di rallentare, di lasciare andare la fatica e di portare serenità dentro di te.

  1. Ecco un’altra idea per avere cura anche di te: fai tre respiri consapevoli ogni volta che chiudi la porta del bagno alle tue spalle

Nella tua quotidianità sicuramente non ci sono grandi spazi liberi, ma ci sono piccoli varchi. Il bagno può diventare un momento di ricarica se lo si trasforma in una sorta di “stazione di respiro”. Davvero bastano 30 secondi per regolare il battito cardiaco e calmare la mente.

Quindi prova a portare attenzione al respiro e senti cosa cambia nel tuo sistema corpo-mente:

  • ogni volta che chiudi la porta del bagno, fermati un istante. Metti una mano sul cuore, inspira lentamente dal naso per 4 secondi, espira per 6. Ripeti almeno tre volte;
  • puoi anche ripetere dentro di te una frase gentile: “Sono con me. Respiro. Esisto anche io.”

Antonella, ad esempio, ha appeso sullo specchio del bagno un post-it con scritto: “Tre respiri per ritrovarti.”  Dice che le ha cambiato le sue giornate. E ora ha più consapevolezza del suo livello di energia e prima di arrivare ad essere troppo tesa, si concede questo breve rituale che la aiuta a regolare le emozioni e rigenerarsi.

  1. Cucina con lentezza e consapevolezza il tuo piatto preferito: il cibo è cura anche per te

Cucinare anche solo un pasto semplice con intenzione e presenza, può trasformarsi in un gesto di cura verso sé stessi. Il cibo è anche emozione, memoria, identità. Gustare il cibo con attenzione e cura, è un modo per dire al proprio corpo: “Ti vedo. Ti rispetto.”

E allora?

  • Quando puoi, scegli una ricetta semplice e colorata, con ingredienti freschi. Cucinala con lentezza, senza fare altre cose;
  • mettiti a tavola, anche se da sola/o, e crea un piccolo momento di bellezza: un tovagliolo bello, una candela, una ciotola speciale;
  • Sperimenta cibi che aiutano il buon umore come verdure a foglia verde, frutta di stagione, cereali integrali, semi oleosi.
  1. Coltiva la gratitudine

Perché è importante? La gratitudine è come un caleidoscopio che non cancella la fatica, ma la colora di senso. Ti permette di vedere che, nonostante tutto, qualcosa di buono esiste. Allenarsi a riconoscere anche solo un piccolo dettaglio positivo, ogni giorno, protegge dal cinismo, dallo svuotamento, dalla disperazione. Ti aiuta a cambiare sguardo e soffermarti sulle cose belle che vuoi custodire nel cuore, a dirti che ne è valso l’impegno e a lasciare andare la fatica della tua giornata.

Come puoi allenare la gratitudine?

  • Ogni sera, scrivi o pronuncia una cosa che ha funzionato, che ha fatto bene, che ha scaldato il cuore;
  • crea un “vaso della gratitudine” con bigliettini che puoi rileggere nei momenti più duri;
  • se ti senti molto giù, comincia da cose semplicissime: “oggi il sole era caldo”, “ho bevuto un caffè in pace”, “il mio caro, anche se solo per un secondo, mi ha sorriso”.

Chiara, ad esempio, ha appeso un cartoncino accanto al letto con scritto: “Cosa ho ricevuto oggi?” Ogni sera risponde a questa domanda. Dice: “anche nella tempesta, riesco a trovare una goccia di luce. E quella goccia mi tiene viva.”

6. Chiedi aiuto e condividi le tue emozioni connesse all’esperienza di cura

Portare tutto da soli non è un atto di forza, ma un rischio silenzioso di crollo. Chiedere aiuto non significa “mollare”, ma scegliere di restare in piedi. Significa riconoscere che la cura è un’esperienza troppo grande per una persona sola. E che nel raccontarsi si scopre che non si è soli.

Puoi fare così:
• identifica una o due persone nella tua rete (familiari, amici, vicini, parrocchia, volontariato) e nomina chiaramente di cosa hai bisogno: “mi servirebbe mezz’ora sabato mattina”, oppure “ho bisogno di qualcuno che mi ascolti senza giudicare”. Più spesso di quanto credi le persone care sono felici di poter fare qualcosa di concreto per essere utili;
• lascia un appunto sul tavolo della cucina o sul frigorifero con scritto: “oggi mi sento stanca. Se puoi, dammi una mano con…” e scrivi di cosa hai bisogno, anche i gesti semplici possono aprire nuove alleanze;
• trasforma un momento abituale in uno spazio di condivisione: ad esempio, mentre accompagni tuo figlio o tua figlia a scuola o fai la spesa con un’amica, racconta come ti senti. Parlare in movimento, in un contesto informale, spesso scioglie la tensione e apre il cuore.

  1. Riconosci il valore del momento presente

Chi vive con la demenza abita nel presente. Il passato sfuma, il futuro si costruisce di giorno in giorno. Ma qui e ora c’è ancora relazione, emozione, possibilità. Imparare a rallentare, a stare in quel momento, senza aspettative, può diventare una fonte di significato e connessione.

Cosa puoi fare per allenarti a stare nel qui e ora?

  • ogni giorno, prova a creare un momento lento: ascoltare una canzone insieme, accarezzare le mani, guardare fuori dalla finestra, cantare, assaporare una bevanda fresca, stendere il bucato insieme;
  • allenati a notare i piccoli segnali di presenza della persona amata: uno sguardo, un sorriso, un gesto ripetuto;
  • lascia andare la perfezione: concentrati sulla qualità della presenza, non sul risultato.

Michela racconta: “Ogni volta che mio marito mi regala una carezza, provo così tanta tenerezza. In quel gesto, c’è tutto.”

La verità è che la tua stanchezza non è debolezza, è testimonianza d’amore. Ma ricordati: non sei chiamata a essere invincibile, ma ad avere cura anche di te che ogni giorno scegli di restare, anche quando vorresti fuggire. Hai bisogno anche di pause, di ossigeno, di nutrimento. C’è ancora tanta bellezza che si può costruire, anche in mezzo alla fatica.

Nel Sente-Mente® Modello, chi ha cura è anche protagonista del proprio benessere. Perché quando hai cura di te, diventi risorsa per chi ami, con calma, leggerezza e lucidità.

 

Articolo scritto grazie a Roberta Lenzi, infermiera e Felicitatore del Sente-Mente® Modello

 


APPROFONDIMENTI

  • Compagni di viaggio: la vita del caregiver mentre tutti vanno in vacanza, tra fatiche e bisogno di riposo
  • Gocce di cura in famiglia. A tu per tu con la demenza: quel “grazie” che illumina la cura
  • Vacanze e demenza: sfida o possibilità?
  • In vacanza insieme a una persona che con-vive con la demenza: si potrà?
  • Andare in vacanza con la persona che vive con demenza? Dall’impossibile al possibile
  • Gocce di cura in famiglia. A tu per tu con la demenza: l’armonia tra mente e corpo per essere cura.
  • La demenza non mi ferma
  • Ci vuole leggerezza e tenerezza per attraversare la nebbia della demenza per arrivare al cuore – con Letizia Espanoli, Elena Mantesso e Marco Marzocca

 

Tags:#sentemente#sentementefamiglie
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Anna Gaburri

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