Demenza: come accompagnare a vivere con serenità il cambio dell’ora

L’autunno è arrivato: il sole tramonta in fretta, le giornate si fanno più corte e la sera cala quasi all’improvviso, con ombre che sembrano allungarsi nella casa. Per molti è solo il cambio dell’ora, ma se accanto a te c’è una persona che vive con la demenza, questo momento può diventare delicato: sguardi più smarriti, gesti inquieti, domande che si ripetono.
E dentro di te nasce un pensiero che ti preoccupa: “Sta peggiorando? Cosa sta succedendo al mio caro?”
È normale sentirsi disorientati. Spesso non si tratta di un peggioramento della malattia, ma è il modo della persona con demenza per cercare di adattarsi.
Come la persona con demenza vive il cambio dell’ora.
L’autunno e il cambio dell’ora vengono percepiti dalla persona con demenza attraverso i sensi: la diminuzione della luce, i colori, i profumi, la temperatura che comincia ad essere più fresca. Il cosiddetto sundowning (o sindrome del tramonto) è quel momento della giornata, verso sera, in cui cala il sole e in cui il tuo familiare che vive con demenza può sembrarti più irrequieto o confuso.
Ad esempio potrebbe ripetere frasi come “Devo andare a casa” oppure potresti vederlo camminare avanti e indietro senza sosta. Ma non sta cercando solo un luogo fisico. “Casa” può significare protezione, familiarità, calore, il bisogno profondo di sentirsi al sicuro.
Perché succede? Il corpo ricorda anche quando la mente dimentica
Le cause possono essere diverse: la stanchezza della giornata, la difficoltà ad adattarsi al nuovo ritmo luce-buio, piccole tensioni o dolori fisici. Anche l’ambiente ha un ruolo: luci troppo basse, televisione accesa, rumori improvvisi.
Ma c’è di più.
Spesso, dietro l’agitazione serale, si nasconde la memoria corporea: quel sapere antico rimane impresso nel corpo.
Renato, ad esempio, per quarant’anni ha lavorato nei campi. Per lui il calare del sole non significava “rilassarsi sul divano”, ma ricordarsi che c’erano ancora animali da accudire o attrezzi da mettere a posto. Ora, quando la luce svanisce, il suo corpo “si ricorda” e lo invita a muoversi. È come se quella parte di vita riaffiorasse, chiedendo ascolto.
O pensa ad Angela, che ogni sera, per decenni, ha preparato la cena alle sette in punto. Quando vede la luce calare, sente dentro l’urgenza di “dover fare qualcosa”. Non è ansia, è una memoria affettiva che ritorna.
Queste tracce di vita sono come fili invisibili che uniscono passato e presente. Riconoscerle ci aiuta a non interpretare i comportamenti come “disturbi”, ma come linguaggi che raccontano desideri profondi e rituali radicati.
Le tue emozioni anche nel cambio dell’ora si intrecciano alle sue
Le persone con demenza sentono intensamente ciò che provi.
Se torni a casa stanca/o, il tuo caro lo percepisce e risponde a quell’energia. È come se foste due strumenti che si accordano a vicenda.
Per questo è così importante avere cura anche di te. Quando ti senti sopraffatta/o, prova a fare tre respiri consapevoli e ripetere dentro di te: “Respiro. Ci siamo. Possiamo attraversarlo insieme.”
La tua calma diventa la sua sicurezza.
Come prepararsi al cambio dell’ora: strategie pratiche
L’esperienza ci insegna che piccoli accorgimenti quotidiani possono fare una grande differenza.
1. Crea rituali serali di calma
Una tisana leggera, un po’ di musica dolce, un massaggio alle mani.
Renato che adora le castagne bollite, la sera ha ancora il piacere di sbucciarle e prepararle per gustarle il giorno dopo. Continua ad essere il gesto familiare di chiusura del giorno che porta serenità.
2. Dai importanza alla luce del giorno
La luce naturale aiuta a regolare il ritmo sonno-veglia. Se puoi, accompagna il tuo caro in una breve passeggiata mattutina o fallo sedere vicino alla finestra più luminosa.
Renato, ad esempio, ama uscire nelle ore più tiepide del mattino, “quando il sole scalda la schiena ma non brucia”: il suo corpo segue ancora il ritmo della luce, e questa armonia lo fa sentire bene.
3. Accendi la luce prima che arrivi il buio
Chiudi le tapparelle gradualmente e accendi le lampade con luce calda già nel tardo pomeriggio. Chiara racconta che da quando prepara la casa prima del buio, la mamma non si spaventa più per le ombre improvvise.
4. Rallenta il ritmo
Nei giorni successivi al cambio dell’ora, lascia spazio alla lentezza. Evita di riempire troppo le giornate. L’autunno, come ricorda Renato, “è il tempo in cui la terra si riposa per poter rifiorire”: anche noi abbiamo bisogno di rallentare per ritrovare equilibrio.
5. Crea piccoli gesti di compimento
Piegare insieme un asciugamano, sistemare le tazze, chiudere le imposte sono gesti che aiutano la persona con demenza a percepire che la giornata si avvicina al compimento.
6. Comunica con gentilezza
Non serve “convincere” o “spiegare”. Se il tuo caro dice “Devo andare a casa”, accompagnalo con calma: prova ad accompagnarlo a fare due passi in corridoio, oppure siediti con lui immaginando di preparare insieme la partenza. Molto spesso, dopo poco, l’agitazione si scioglie. Usa sguardi, carezze, sorrisi. Il corpo parla più delle parole.
7. Cura anche la tua energia vitale
Non puoi offrire calma se sei esausto. Fai qualche respiro consapevole, adotta le strategie semplici di rigenerazione della tua energia vitale. Ricorda l’acronimo M.O.S.C.A., i cinque elementi dell’energia vitale del Sente-Mente® Modello: movimento, ossigeno, sonno, cibo, acqua.
Ogni piccolo gesto di cura verso di te è anche un dono per il tuo caro.
Ritrovare l’armonia nel cambio dell’ora stagionale
L’autunno può diventare un maestro di vita. Come le foglie che cadono per lasciare spazio ai nuovi germogli, anche noi possiamo imparare a lasciare andare ciò che non serve, a mettere ordine, a trovare tempo per respirare e per ringraziare.
Renato lo sa bene. Quando la nipote lo accompagna nel suo giardino, si ferma a guardare le foglie che scendono lente, e dice: “Anche loro si riposano un po’, poi torneranno.”
È un promemoria per tutti noi: la demenza non è solo perdita, ma anche un invito a vivere con più presenza, ad ascoltare il ritmo della vita che cambia e continua a pulsare, anche dentro la fragilità.
Ogni tramonto può diventare un ponte di relazione
La sindrome del tramonto non è un nemico da combattere, ma un linguaggio che chiede ascolto.
Ogni sera, anche la più difficile, può diventare un ponte di relazione: con piccoli gesti, puoi restituire serenità e continuità alle serate tue e del tuo caro.
Articolo scritto con Roberta Lenzi, infermiera e Felicitatore del Sente-Mente® Modello
APPROFONDIMENTI
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