Non mangia più da solo. Cossa posso fare?
Giuseppe non mangia più da solo: per raccogliere poca pasta dal piatto ci mette molto tempo e poi non appena solleva la forchetta rimane fermo a metà strada, incerto sul da farsi.
Maria non mangia più da sola: la sua mano trema mentre infilza con la forchetta la carne che le hai preparato, il suo braccio sembra non muoversi e lei per avvicinarsi con la bocca abbassa la testa verso la mano.
Pietro non mangia più da solo: sposta il cibo su un lato del piatto, ma per quanto ci provi, non riesce a raccogliere i tortellini sul cucchiaio e questi finiscono sulla tovaglia.
Ci sono moltissimi esempi come questi, che descrivono le difficoltà che le persone che con-vivono con la demenza possono vivere durante il momento del pasto. L’istinto di un carepartner è di sostituirsi ed imboccare il suo caro.
Ci sono alternative che puoi mettere in gioco per valorizzare le abilità nelle attività quotidiane che la persona di cui ti prendi cura può riuscire a svolgere ancora?
Fatti guidare dalle domande…
- Noti segnali di dolore? Sensazioni di disagio che possono interferire con la sua serenità durante i pasti?
Molte persone anziane convivono con l’artrosi o possono manifestare rigidità articolare e muscolare. Osservando i movimenti del braccio e della mano potrai capire se sono liberi, fluidi o se presentano difficoltà, che puoi indagare anche in altri momenti della giornata, magari mentre si sta lavando o vestendo, rilevando se evita di muovere il braccio o se facendolo esprime dolore. E’ un aspetto molto importante da valutare e che puoi approfondire nell’articolo che puoi trovare a questo link https://letiziaespanoli.com/2019/12/05/dolore-come-riconoscerlo-se-la-persona-con-vive-con-la-demenza/
- Quale postura assume durante i pasti?
Osserva come è seduto a tavola: si inclina di lato? Scivola sulla sedia? Il modo migliore per stare seduti a tavola mentre si mangia è mantenere il busto eretto, con la schiena appoggiata allo schienale, le braccia comodamente appoggiate sul tavolo o sui braccioli della sedia ed i piedi ben appoggiati a terra (con tutta la pianta). La posizione della testa è allineata a quella del busto o leggermente flessa in avanti: una flessione all’indietro può favorire che il cibo vada di traverso. La sedia non dev’essere troppo bassa e nemmeno troppo alta per evitare che il piatto sul piano del tavolo sia troppo lontano o troppo vicino al suo viso e alle sue braccia, aumentando le difficoltà di movimento. Anche la seduta non dev’essere troppo lunga perché non permetterebbe di appoggiare comodamente la schiena: il tuo caro in questa posizione si affatica velocemente e può scivolare in avanti sul bordo della sedia, ricercando una posizione più comoda, rischiando di cadere.
Una sedia con i braccioli aiuta a sentirsi più comodi. Fai attenzione che questi riescano a passare sotto al tavolo, altrimenti non si potrà accomodare abbastanza vicina.
Quando la persona di cui ti prendi cura, ha difficoltà nel controllare il busto, cioè diventa molto difficile per lei, mantenere autonomamente la posizione seduta e inizia a cedere di lato o in avanti, la sedia non è più adeguata alla sua sicurezza. Il modo nel quale il tuo caro sta seduto a tavola può influire molto sulla sua autonomia. Cambiando il tipo di seduta può essere ancora in grado di mangiare da solo, altrimenti, se impegna molta attenzione nel cercare di raddrizzarsi, sarà ancora più difficile per lui riuscire a mangiare e vivere il momento del pasto serenamente. In questo caso potrai rivolgerti ad un fisioterapista ed insieme valuterete un ausilio che gli fornisca il supporto necessario.
- Quali sono i movimenti che fa per portare il cibo alla bocca? I movimenti sono coordinati?
La difficoltà nel coordinare il movimento per portare il cibo alla bocca nell’atto del nutrirsi implica già di per sé una serie di movimenti che non sono scontati e che richiedono una certa elaborazione, dunque è un momento delicato che richiede molta energia di attenzione e concentrazione, oltre che la capacità di coordinazione tra gli occhi e le mani: garantire un ambiente privo di confusione, stimoli esterni e fonti di distrazione, come una televisione accesa, risulta quindi fondamentale. Potresti osservare movimenti incerti, tremolii delle mani, difficoltà nel raccogliere il cibo dal piatto, errori nel calcolare la distanza o la posizione della bocca rispetto al boccone…
Se la difficoltà la osservi nel gesto di raccogliere il cibo dal piatto, prova a cambiare la tipologia di posata utilizzata: un cucchiaio invece della forchetta, con un’impugnatura più grossa o una forma della posata adattata. Fai una ricerca su Internet scrivendo la frase “ausili per l’alimentazione” potrai trovare molte immagini esemplificative. Anche il tuo fisioterapista di fiducia potrà consigliarti al meglio.
Potrai inoltre scegliere piatti con separatori, con il bordo alto, con la forma allungata, il tutto per facilitare e sostenere l’autonomia del tuo caro.
- Tu dove sei quando lui mangia?
Prepari con cura i pasti e apparecchi il tavolo, lo fai accomodare e gli porgi il piatto profumato e fumante. Ti siedi insieme a lui? Oppure ti occupi di riordinare un po’, tanto tu puoi mangiare anche dopo o magari non hai nemmeno fame… Presi dal “fare” cura ci si dimentica di quanto sia importante l’istante e di viverlo. Nel momento nel quale iniziano ad affacciarsi le prime difficoltà e la persona che amiamo non riesce più a mangiare da sola, l’istinto ci suggerisce di intervenire. E’ energeticamente più economico e facile per un carepartner. C’è una strategia semplice quanto efficace che spesso funziona:
Siediti di fronte e chiedigli di copiare i tuoi movimenti, falli lentamente in modo che possa seguirli, aiutalo a scegliere le azioni giuste. Per il tuo caro sarà come guardarsi allo specchio e ti imiterà.
Cogli questo momento per trasformare un “semplice pasto” in istanti di complicità, emozionalità, accuratezza, che raccontino di quanto sia bello per voi trascorrere questo tempo insieme.
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