Sono ancora io, la demenza non ci porta via tutto.
“Questa sono io a 59 anni, giovane, con le mie meravigliose figlie.
Ora ho 62 anni, vivo felicemente da sola nello Yorkshire e ho continuato a lavorare a tempo pieno nel SSN fino alla fine di marzo 2015, quando ho scelto di andare in pensione anticipatamente per darmi la possibilità di godermi la vita mentre sono ancora in grado.
Non ho mai “twittato”, gestito “blog” o “facebook”, ma da quando mi è stata diagnosticata la demenza, tutto il resto della mia vita è cambiato, quindi perché non cambiare anche questo?
Spero che le mie divagazioni incontrino il tuo interesse.
Ho iniziato questo blog per consentirmi, in primo luogo, di scrivere tutti i miei pensieri prima che vadano persi. Fortunatamente la parte del mio cervello che mi permette di scrivere è ancora intatta e trovo che sia più facile scrivere che parlare.
Ho calendari che si occupano del futuro, ma questo blog serve a ricordare ciò che ho fatto e detto in passato, ora serve da memoria. Se qualcuno sceglie di seguire i miei pensieri, questo servirà per sensibilizzare.
Ciò che voglio trasmettere non è solo l’impotenza di coloro a cui è stata diagnosticata la demenza, dato che non esiste una cura.
Spero anche di poter comunicare che, sebbene ci sia stata diagnosticata questa malattia, le persone come me hanno ancora un contributo sostanziale da dare; abbiamo ancora un senso dell’umorismo; abbiamo ancora sentimenti.
Desidero mostrare come proviamo a far fronte alla realtà con un ambiente in continua evoluzione, cosa che avviene con una malattia come questa.
Vivere al meglio con la demenza significa adattarsi. Adattarsi a nuovi modi per permetterci di vivere meglio a lungo con la demenza.
Riesco a scrivere come se la demenza non fosse mai entrata nel mio mondo, poiché quella parte del mio cervello non è ancora stata colpita, ma questo spesso mi si ritorce contro, visto che le persone mettono in dubbio la mia diagnosi. Tutto quello che posso dire loro è di vivere un giorno nei miei panni perché la verità emerga.
Quello che voglio non è simpatia. Quello che voglio è semplicemente sensibilizzare.
Ora sono l’orgogliosa autrice del Best Seller del Sunday Times, ‘Qualcuno che conoscevo’, un libro che vuole essere un messaggio per dirti che non dovresti mai rinunciare a te stessa.”
Articolo scritto da Wendy Mitchell e tradotto da Patrizia Gottardi
Materiale a libero utilizzo della stampa.