Il Sente-Mente® Modello Organizzativo
“E’ necessario porre al centro del dibattito non la persona con i suoi bisogni, bensì la persona nella sua interezza. La persona con i suoi de-sideri, semi piantati nel profondo di ciascuno nel terreno della propria potenzialità. Quei semi possono essere aiutati a crescere e a germogliare solo da persone capaci di rispettare e onorare i propri desideri interiori, da persone che sanno scommettere nell’altro e nelle sue capacità”.
Imparare a farci le domande giuste, quelle più coraggiose aprirà alla nostra mente nuove possibilità di comprensione e amplierà il nostro “sentire”. De-siderare è davvero una parola densa di coraggio, oserei dire una delle tante parole terapeutiche che devono colorare il nostro nuovo linguaggio.”
Essere un professionista della Cura e della Relazione oggi è più che mai complesso. Le strutture accolgono persone molto compromesse dal punto di vista cognitivo e corporeo. Nel tempo i modelli di cura orientati al “fare bene” hanno prediletto la tecnica, scrivendo protocolli perfetti per ogni azione.
Spesso nella reiterazione del “fare bene” nasce l’insoddisfazione, che il professionista sconta con le sue emozioni: impotenza e una crescente insoddisfazione dalla persona di cui si occupa, fino a depersonalizzare l’intervento, tenendo il focus solo sulla prestazione. Ecco allora che “imbocco, porto in sala, metto a letto, faccio l’alzata, faccio fare le deambulazioni assistite”. I sempre più frequenti episodi di maltrattamento nelle residenze sono eventi sentinella di modelli organizzativi che non possono lasciare alle terapie – farmacologiche e non – e agli interventi animativi/educativi la cura dell’aggressività, dell’ansia e della paura.
Il modello organizzativo proposto, diversamente, sceglie di prevedere interventi radicali su come – e con che strumenti – intraprendiamo Azioni di Cura come:
- La raccolta della biografia del Residente per leggere i paesaggi dell’anima;
- La raccolta dell’autobiografia per accedere al campo delle emozioni e dei vissuti;
- Il cambiamento linguistico e metodico di scrittura delle consegne come possibilità per il professionista di porre l’attenzione a ciò che vede e come rilettura degli esiti dei suoi interventi;
- L’organizzazione e la programmazione della riunione del Piano di Assistenza Individualizzato (PAI) come unico strumento “bussola” per orientare scelte insieme alla famiglia…);
- La scelta della cura dell’ambiente per veicolare messaggi di Bellezza terapeutica, di semplicità e armonia.
L'aspetto innovativo del modello è quello di permettere alla strutture coinvolta nel progetto di:
- Rendere disponibile alle imprese di welfare un efficace modello assistenziale che pone la persona al centro dell’attenzione di tutti i processi organizzativi. Ovvero un approccio all’assistenza che non si limita nel far risaltare quello che si perde a causa della malattia. E’ questo aspetto che lo rende più efficace rispetto ai modelli attuali, che focalizzano le loro azioni su quello che la persona non ha più, cioè la mancanza di capacità nel ricordare eventi recenti che inevitabilmente vengono meno con la patologia diagnosticata;
- Avere la sicurezza di applicare un modello che rende oggettiva la consapevolezza del fatto che gli individui affetti da questa patologia possiedono fino all'ultimo respiro, la capacità di provare emozioni e soprattutto di "sentire" quelle degli altri;
- Fare in modo che sia sempre possibile vedere, nella persona “is abile”, tutto il bello che ancora c'è e soprattutto quello che le persone sono ancora capaci di donare e, nonostante la malattia, permettere alle famiglie ed agli Operatori di acquisire una visione delle capacità della persona nel vivere le emozioni e quindi nella possibilità di continuare ad esistere.
Attivare un nuovo modo di intendere l’assistenza richiede un’azione di miglioramento che interviene su tutti i processi organizzativi. Sono tre le fasi che coinvolgono l’organizzazione nel suo insieme, la prima è quella più importante e che permette di iniziare ad agire con il piede giusto è quella di analisi. Compreso “lo stato dell’arte” dell’organizzazione interessata, il progetto, che ha una durata triennale, ha lo scopo di “traghettare” tutto il personale verso l’implementazione di nuove conoscenze, abilità, prassi assistenziali, misurazioni di qualità erogata, motivazione dei professionisti, coinvolgimento attivo del territorio.
Il percorso proposto è così dettagliato:
1. ANALISI
Il progetto inizia il suo viaggio in struttura attraverso un’analisi interna dei processi e dei risultati ottenuti. In questa fase il team di Letizia Espanoli “vive” la realtà della struttura affiancando il personale in tutte le fasi dei processi di assistenza e cura.
2. PROGETTAZIONE E INNOVAZIONE
Una volta compreso “lo stato dell’arte” e le differenze con quando desiderato, prenderà il via un percorso di consulenza e formazione che, tenendo conto dei vincoli organizzativi e culturali esistenti, sarà capace di “traghettare” l’organizzazione verso l’implementazione di nuove conoscenze operative, abilità nelle relazioni, prassi assistenziali calibrate sulla singola persona, misurazioni del risultato di qualità percepita e ottenuta, motivazione di tutto il personale.
3. IMPLEMENTAZIONE
Il progetto prosegue con l’attivazione delle 50 tessere del modello organizzativo che rappresentano gli elementi imprescindibili per la “costruzione” di un’organizzazione in grado di esprimere qualità, intesa come “capacità di risolvere le esigenze palesi e latenti” delle persone di cui ci si prende cura, verso i professionisti socio-sanitari, verso le famiglie e la verso propria comunità locale.
Gli interventi di consulenza e formazione riguardano le seguenti aree della gestione aziendale:
- Gestione del processo di assistenza e cura (dall’accoglienza al ritorno a casa);
- Organizzazione (ruoli, responsabilità e funzioni);
- Gestione risorse umane (programmazione, motivazione, autosviluppo);
- Formazione del personale (sapere – saper fare - saper essere, saper ben-essere);
- Relazione con il residente (il modello applicato alla singola persona);
- Relazione con le famiglie (il modello applicato alla singola persona);
- Comunicazione e coinvolgimento del territorio (rendere trasparente il risultato dell’assistenza e diffondere una più efficace cultura comportamentale nella relazione con la persona fragile).
Le 50 tessere del mosaico
L’attività, realizzata dal team di Letizia Espanoli, in stretta collaborazione con la direzione della struttura per tutta la durata del progetto, interviene sulle competenze delle persone e sull’approccio organizzativo dell’intero processo di assistenza e cura, come segue:

A. Struttura – Interventi sull’organizzazione
- Come creare un ambiente capace di incontrare le abilità della persona e suscitare bellezza per tutta la triade;
- Quali modi per definire di obiettivi annuali dell’organizzazione e la life time dei progetti;
- Cosa inserire in un codice etico condiviso con tutti i professionisti della struttura;
- Perché e come stabilire con quali indicatori misurare il risultato e verificare la rotta;
- Integrazione delle tessere nel sistema di Qualità e Accreditamento istituzionale.
B. Sviluppo risorse umane - Capitale Umano
- Identificazione del responsabile di nucleo/coordinatore con definizione del ruolo e degli obiettivi;
- Formalizzazione dei criteri per la selezione del personale socio sanitario educativo;
- Attivazione di un progetto di empowerment delle risorse umane;
- Organizzazione di un piano di formazione permanente del personale secondo gli obiettivi annuali;
- Definizione di un ruolo per curare il servizio animativo-educativo;
- Determinazione degli obiettivi di ruolo e le funzioni dello psicologo all’interno del progetto;
- Programmazione degli interventi necessari per attivare la relazione con gli assistenti privati;
- Integrazione costruttiva e sinergica delle figure professionali;
- Mantenere e sostenere nel tempo l’energia vitale del personale.


C. Gestione del processo di cura e assistenza
- Come attivare il progetto individualizzato e inserirlo all’interno de PAI;
- La biografia e l’autobiografia come strada per l'umanizzazione;
- Il coinvolgimento sinergico della famiglia e dei caregiver per facilitare l’accoglienza e la permanenza;
- La giornata di vita e le attività per la vita: programmare una giornata che crei benessere;
- Come onorare la spiritualità del residente;
- Un più efficace approccio all’organizzazione del menù e del pasto;
- Comunicare e registrare le consegne tra i Professionisti
- Criteri per la dimissione del residente: “Ti accompagno verso un posto migliore per te”.

D. La Relazione con se stessi e con gli altri - auto-motivarsi e motivare
- Educare il personale a vivere emozioni durante il proprio lavoro;
- Lo “Human Caring”, riferimenti per un corretto equilibrio qualitativo tra Persona, Salute, Ambiente, Malattia e valori personali ed organizzativi;
- Comportamenti e metodiche per superare lo stress lavoro correlato;
- Come attivare un approccio positivo alle situazioni che si presentano nel quotidiano;
- Avviare una organizzazione proattiva;
- Conoscere il potere del linguaggio nella relazione con se stessi e con gli altri ed attivare un cambiamento di linguaggio nell'organizzazione;
- Creare un ambiente a forte valenza terapeutica;
- L’arte del movimento applicata alle attività di relazione, interazione, auto-motivazione;
- Come dosare gli strumenti per il successo: apprezzamento, gratitudine, sorriso, coraggio, immaginazione, creatività, impegno, focus e "il proprio perchè".

E. La Cura della persona residente
- Applicare il la mappa dei comportamenti speciali nei processi di cura;
- I flussi socio-sanitari educativi: lascia traccia delle azioni;
- Organizzare la giornata nutrizionale;
- Impostare un progetto per la nutrizione capace di ridurre i lassativi;
- La contenzione fisica, analisi e riduzione;
- La contenzione farmacologica al bisogno: sviluppo di idee e strategie per andare oltre il farmaco;
- Insight di malattia – comprendere perché’ “La vita non finisce con la diagnosi”;
- L’importanza del “con-tatto” nel rapporto con la persona da assistere e come renderlo possibile in modo positivo e non invasivo;
- Prendersi cura della persona rendendo sinergici il fare e la relazione;
- Accogliere l'espressione della sessualità e affettività del Residente senza giudizio;
- Accompagnare a vivere fino all’ultimo respiro;
F. La Relazione con le Famiglie
- Accogliere le famiglie e renderle attive e protagoniste nel PAI;
- Organizzare Sente-mente® laboratori mensili per vivere le proprie emozioni ed andare oltre il senso di colpa dell'istituzionalizzazione;
- Realizzare un progetto in grado di sostenere la Famiglia nel fine vita.


G. Il coinvolgimento e la comunicazione con il territorio
- Realizzazione di un piano per comunicare e coinvolgere gli stakeholder nella progettualità;
- Diventare "nave scuola" per il Territorio costituendo una biblioteca, organizzando incontri sulla residenza, divenendo sede di una Sente-Mente® comunità Amica delle persone che con-vivono con la demenza;