Oltre i limiti e lo sconforto per rigenerare sempre Vita nella malattia
La corsa è la più bella metafora della vita! Ci avete mai pensato?
Mi sono resa conto di questo da quando ho cominciato ad allenarmi per prendere parte, con una delegazione di intraprendenti Sente-Mente® Runners, alla Maratona di New York del prossimo 3 Novembre.
Il nostro “perché” va ben oltre la prestazione sportiva. Il desiderio che ci spinge ad affrontare fatica e disagi è quello di portare alto il messaggio-valore cardine del Sente-Mente® Project: #lavitanonfinisceconladiagnosi!
Nella corsa, come nella vita, c’è una partenza, c’è una strada da percorrere a volte facile e a volte difficile, c’è una sosta, ci sono i compagni di avventura e c’è un traguardo da raggiungere che vi siete prefissati.
Ci sono punti nei quali non ce la fai più, ti fermi e cerchi di non pensare a quanto ancora tu debba soffrire per raggiungere il tuo obiettivo, ma stringi i denti e vai avanti, manca così poco che non puoi abbandonare. Poi inizi a vedere il traguardo, l’ammiri da lontano e ogni tanto ti si sfoca la vista perché ti sembra di non raggiungerlo mai e alla fine arrivi lì.
Per prepararci all’appuntamento newyorkese abbiamo scelto con entusiasmo di partecipare in gruppo alla ottava edizione della Maratona Alzheimer di Cesenatico dello scorso 15 settembre.
E’ stata un’occasione preziosa in cui ho preso ancora più consapevolezza di una delle verità di cui mi sto facendo portavoce con Sente-Mente®:
I limiti esistono solo nella nostra mente e non nella realtà. Se una cosa la desideri con tutto il cuore, l’Universo intero cospira perché tu possa raggiungerla.
Vi dico questo perché, mentre ero in procinto di iniziare la mia prima Mezza Maratona da Runner principiante, al momento del “Via”, mi sono trovata circondata, quasi senza accorgermi, da alcuni meravigliosi “Supereroi”: persone “normali”, come me, ma con evidenti “Poteri Speciali”.
Un giovane papà saltellava sul posto per scaldare i muscoli delle gambe. Da lì a poco avrebbe spinto per 21 km la sua bimba, costretta in carrozzina da una disabilità.
Un uomo che con-vive con la cecità, tendeva l’orecchio in attesa del segnale di partenza. Un nastro lo teneva dolcemente collegato al suo allenatore-guida. Inutile dire che, fin dai primi passi, mi ha dato la polvere, mentre io facevo, tra me e me, il tifo per lui.
Quale miglior invito, questi preziosi e casuali incontri, a spostare lo sguardo oltre la malattia, la limitatezza, la disabilità, la patologia, per arrivare alla persona – alla donna e all’uomo con un nome e un cognome – con i suoi desideri, i suoi sogni, le sue speranze prima ancora che i suoi bisogni e le sue necessità.
In quel vedere oltre, c’è anche necessariamente un vedere dentro di sé, volgersi verso i propri sentimenti ed emozioni, le proprie fragilità e in-certezze.
Occorre farsi “spazi vuoti” per accogliere l’altro. Solo così la relazione diventa terapeutica e guarisce anche quando, paradossalmente, davanti a noi c’è una persona inguaribile.
Solo quando l’altro cessa di essere una malattia, una patologia, un’insufficienza, ricompare, allora, l’umano. Ci viene richiesto soltanto di esser-ci: presenti e silenziosi.
Ma vi chiederete quali sono i “Poteri Speciali” messi in gioco da questi “normali Supereroi”?
Bandler e Grinder hanno scoperto che ci sono tre fondamentali ingredienti che ci conducono verso qualsivoglia forma di umana eccellenza. Si tratta di tre forme di azione mentale e fisica che più di altre corrispondono alla qualità dei risultati che otteniamo.
Eccole qui elencate:
1) Il sistema delle credenze che possiede una persona.
2) La sintassi mentale di un individuo, ovvero il modo in cui organizza i propri pensieri.
3) La fisiologia, ovvero la connessione mente-corpo.
Qui prenderò in considerazione la prima, ovvero il sistema di credenze di una persona.
Ciò in cui un individuo crede, quel che ritiene possibile o impossibile, determina in larga misura quello che può o non può fare.
“Se credi di poter fare qualcosa o se credi di non poterla fare, sei nel giusto”.
Henry Ford
Entro certi limiti questo è vero perché, se non credete di riuscire a farcela, vuol dire che inviate al vostro sistema nervoso precisi messaggi che limitano o eliminano la vostra capacità di produrre proprio quel risultato. Se, al contrario, trasmettete al vostro sistema nervoso messaggi coerenti i quali dicono che potete farcela, ecco che segnalate al vostro cervello di produrre i risultati che desiderate, e questo vi offre la possibilità di farlo.
Le cosiddette credenze di base sono idee di fondo o filosofie di vita che fanno saldamente e profondamente parte di voi. Queste idee si sviluppano di solito durante la prima infanzia e la prima adolescenza. Le credenze di base non sono sempre negative: esperienze di vita positive portano generalmente a sviluppare idee sane su se stessi, gli altri e il mondo.
Le persone tendono ad agire in accordo alle credenze che hanno su se stessi (es. “Sono una persona determinata e onesta” oppure “Sono pigra e inconcludente”), sugli altri (es. “Le persone sono generose e solidali”, “Le persone sono imprevedibili e inaffidabili”) e sul mondo (es. “La vita è meravigliosa”, “La vita è ingiusta”).
Per valutare come sono le vostre credenze di base dovete prestare attenzione alle parole che utilizzate nel vostro dialogo interno e al vostro modo di entrare in azione.
Diventare consapevoli di quali sono le vostre credenze di base e la condizione indispensabile per intervenire e modificarle, se necessario, se riscontrate che abbiano un impatto negativo sulla vostra vita, se vi limitano rispetto a ciò che desiderate per voi.
Quando cominciate ad adottare credenze di base “sane” e “potenzianti”, potreste avere l’impressione inizialmente di andare contro il vostro carattere, perché in realtà è proprio ciò che state cercando di fare.
Le vostre vecchie credenze di base negative sono familiari, profondamente radicate e le “sentite” come se fossero vere. Le nuove credenze all’inizio possono sembravi false e innaturali.
Ricordate che solo perché avete creduto qualcosa per molto tempo questo non lo rende vero!
Le persone hanno creduto che la Terra fosse piatta per molto tempo, ma questa vecchia credenza non cambia il fatto che la Terra sia rotonda!
Provate a considerare le vostre vecchie credenze come sentieri battuti in un campo incolto. Su questi sentieri potete camminare velocemente, perché dopo anni di utilizzo sono ben tracciati. Sviluppare nuove credenze alternative è come creare nuovi sentieri attraverso il campo. All’inizio sono scomodi e angusti da percorrere, perché è necessario eliminare gli arbusti. Potreste essere tentati di ripercorrere i vecchi sentieri perché sono più semplici e meglio conosciuti, ma con la pratica anche i nuovi sentieri diverranno familiari!
Jorge Bucay nel suo libro “Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere” narra la storia di un elefante incatenato:
“Quando ero piccolo andavo al circo soprattutto perché mi piacevano gli animali.
Ad attirarmi era in particolar modo l’elefante, perché durante lo spettacolo quel bestione faceva sfoggio di un peso, di una dimensione e di una forza davvero fuori dal comune.
A colpirmi tuttavia era anche il fatto che dopo il suo numero, e fino a un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato a un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe.
Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno per pochi centimetri. E anche se la catena era grossa e forte, mi pareva ovvio che un animale in grado di sradicare un albero potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire. Era davvero un bel mistero…
Che cosa lo teneva legato allora?
Perché non scappava?
Fu solo quando crebbi ed ebbi la fortuna di imbattermi in chi riuscì finalmente a dare una risposta a queste mie domande, che scoprii questo: l’elefante del circo, nonostante la sua forza e le sue monumentali dimensioni, non scappa perché è stato legato a un paletto simile quando era molto molto piccolo..
Chiusi gli occhi e immaginai l’elefantino indifeso appena nato, legato al paletto. Immaginavo che in quel momento l’elefantino provasse con tutte le sue poche forze a spingere, a tirare, nel tentativo di liberarsi, ma che nonostante gli sforzi non ci riuscisse perché quel paletto era troppo saldo per lui.
Lo vedevo addormentarsi sfinito e il giorno dopo provarci di nuovo, e così il giorno dopo e quello dopo ancora…
Finchè un giorno, un giorno terribile per la sua storia…
l’animale accettò l’impotenza rassegnandosi al proprio destino…
E’ dunque questa la conclusione di questa triste storia: l’elefante enorme e possente che vediamo al circo non scappa perché, poveretto,
crede di non poterlo fare.
Reca impresso il ricordo dell’impotenza sperimentata subito dopo la nascita.
E il brutto è che non è mai più ritornato seriamente su quel ricordo. E non ha mai più messo alla prova la sua forza, mai più… “.
Così funziona la nostra mente.
Se non ci convinciamo nel profondo che i limiti sono solo fantasmi che aleggiano indisturbati tra i nostri pensieri, non troveremo la spinta e il coraggio per andare oltre.
“I limiti sono fatti per essere superati”
afferma Tony Stark in Iron Man.
Lui è un mitico personaggio frutto della fantasia di un abile disegnatore, ma il vero Supereroe non è Iron Man.
Il vero Supereroe è quel giovane che, pur senza avere la possibilità di vedere con i propri occhi il tracciato, crede di potercela fare e, affidandosi alla sensibilità e all’esperienza del suo allenatore-guida, conclude trionfante i suoi 21 km!
Basta poco per riuscire a trasformare un limite in un traguardo, a volte anche solo un piccolo apostrofo!!
Impossible? No! I’m Possible
Piccola esperienza per “casa”:
Esercitati a individuare quali sono le tue credenze di base.
Prendi un pezzo di carta e prova a completare queste affermazioni:
Io sono………………………….
Le altre persone sono………………….
Il mondo è…………………………….
Ripeti l’esercizio per un po’ di giorni per rifinire ciò che hai scritto e per apportare piccoli cambiamenti. Assicurati di usare un linguaggio che rispecchi realmente il modo in cui parli a te stesso. Le credenze di base sono molto soggettive. Il modo in cui decidi di formularle dipende solo da te.
Buon lavoro!
#simona_felicitatrice