Animazione in Case con Anziani: fiorellini sulle porte o progettualità di vita?
Fiorellini sulle porte, stagionalità con cartoncini che pendono dal soffitto oppure una reale progettualità per la Vita non solo degli anziani ma di tutta la Comunità?
Un intervento che nasce dal riconoscimento della persona come adulto (aldilà di ogni malattia) oppure denso di strane forme di infantilizzazione (coloriamo insieme i disegni, facciamo il dettato…)?
Ad ognuno di noi il vocabolo “animazione” apre diverse visioni di attività che possono essere messe in campo: intrattenimento, socializzazione, aiuto, divertimento, espressione…; allo stesso tempo porta il pensiero ad infinite aree in cui l’intervento animativo può essere realizzato, ed infine ci si riconduce alle professionalità che si occupano della materia: educatori, animatori, psicologi e pedagogisti con corsi di specializzazione o percorsi di equipollenza, scuole universitarie o corsi regionali.
Sicuramente il percorso formativo frastagliato e le mille specializzazioni dei professionisti non aiuta a far crescere una professionalità così preziosa nel lavoro con le persone e in molte realtà è ancora alla ricerca di una propria identità e consapevolezza rispetto a quanto può far accadere un educatore in una Comunità di Vita residenziale con Anziani.
Ma in queste “grandi” Case dove gli anziani risiedono come facciamo a capire qual è la competenza dell’educatore o dell’animatore?
Per anni ho sentito dire che l’educatore nella case per anziani si occupa di “relazione” quasi a pensare che tutte le figure che si prendono cura degli anziani non ne devono avere la competenza.
Per lungo tempo l’indicatore di qualità del servizio animazione si è identificato, o forse per alcune realtà lo è ancora, nell’elenco delle attività mensili programmate per i Residenti che, anche se importante, non può essere l’unico focus lavorativo di tale professionalità.
Nella Sente Mente ® cultura operativa l’educatore si occupa del processo globale di sviluppo della Comunità partendo dalle Persone che incontra ogni giorno, consapevole che la loro progettualità umana chiede riconoscimento, aiuto, sostegno, chiede luoghi e spazi ricchi di significato perchè riconducibili alla vita di ognuno, chiede segnali che la storia “raccontata” con tanta difficoltà non venga persa nella “cartella d’ingresso”, chiede di essere accolta incondizionatamente e che le porte siano sempre aperte alla famiglia, chiede che sia coltivata l’appartenenza alla nuova sconosciuta comunità.
Nel corso della mia esperienza non ho trovato “verità” sul ruolo dell’educatore perchè molti fattori concorrono a costruirne il ruolo in ogni specifica realtà, le dimensioni della casa portano i servizi educativi a “corporarsi” in servizi autonomi gestori di molteplici attività, in alcune comunità il servizio è a sostegno della vita quotidiana dell’anziano attraverso il proprio saper essere e la conoscenza della persona, aiutano gli operatori ad aprire sguardi di possibilità affinchè il lavoro di cura non venga svuotato di significato umano.
Ho invece scoperto nella crescita della Sente Mente®Organizzazione lo sviluppo di un metodo che traccia la strada dell’intervento dell’educatore che si inserisce nell’Equipè di Comunità come voce protagonista di ogni anziano, come promotore di istanti di vita autentica nella quotidianità, come esploratore di talenti da mettere a disposizione della Comunità.