Le tue piccole rivoluzioni
Attenzione alla ragnatela che può costruire la mente.
Conosci bene l’ostacolo e magari anche i tuoi limiti.
Vuoi superare le difficoltà con determinazione, ma prima di giocarti al meglio la partita chiediti: che tipo di allenamento quotidiano ho scelto?
Con quali parole ti descrivi?
La scelta delle parole che utilizziamo disegna una traccia, dentro di noi e nella relazione con gli altri: il linguaggio fa parte dell’allenamento per condurci dai limiti alle possibilità.
Capita di raccontarci e raccontare prima ciò che non va e quell’evento che in questo periodo ci ha messo di più in difficoltà.
Se con-viviamo con una diagnosi, corriamo il rischio di incastrarci nelle narrazioni dei sintomi e dei “bollettini medici”, ancor prima di apprezzare e condividere i nostri momenti in cui “ce l’abbiamo fatta”.
Esempio
Frase trappola
“i dolori cronici mi stanno massacrando, non riesco più a fare la vita di prima, questa non è vita, sopravvivo…perché proprio a me?”
Esempio
Linguaggio in continuo allenamento
“nonostante il dolore costante oggi sono riuscita a dormire un’ora in più, cosa posso fare per aver cura di questi sintomi? In che modo intendo prendermi più cura di me?
Voglio impegnarmi per vivere al meglio…
Ci saranno momenti più faticosi, ma passo dopo passo troverò il modo.”
Capita di descrivere il proprio vissuto con la diagnosi come una “lotta da vincere”, ma il senso di questa affermazione rischia di intrappolarci in una lotta con noi stessi.
I sintomi e le fatiche della diagnosi arrivano senza chiederci il “permesso”, sono eventi che accadono e ci spettinano la vita.
Ma ancor prima di puntare all’obiettivo abbiamo bisogno di crearci il nostro miglior modo per prenderci cura.
Quell’accuratezza che fa parte del cosa e del come.
Nel senso più profondo della cura non si ha bisogno di disperdere energie nell’andar contro ciò che accade, ma è urgente chiedersi come accogliere e giocarsi la partita.
La strada cambia se scegliamo di investire nella lotta contro una diagnosi (che di per sé si fa sentire sulla nostra pelle) o di giocarci insieme la miglior partita.
Sarebbe bello poter scegliere di non sentire dolore, ma in realtà con quel dolore ci conviviamo.
Possiamo riassumere che accettare racchiude un senso di rassegnazione, che lottare trasuda fatica nell’andare contro ciò che accade e che accogliere, invece, sgretola i limiti per dedicare cura al presente e al nostro agire.
Partiamo da ciò che siamo e sentiamo…è tempo di sviluppare il potenziale!
Di seguito spunti ed esperienze:
- Davanti ad uno ostacolo: so-stiamo, osserviamolo come parte della strada, accogliamo ciò che sentiamo e chiediamoci cosa possiamo fare…le emozioni che sentiamo sono preziosi indicatori di rotta
- Alleniamoci alla flessibilità e alla creatività…se non possiamo cambiare l’evento possiamo scegliere il modo di viverlo
- Viviamo l’esperienza come opportunità di scoperta
- Ricordiamoci che mente e corpo si influenzano a vicenda, ma possono essere anche una risorsa reciproca. Se la mente è in tilt agiamo sul corpo, la respirazione consapevole è un ottimo strumento per “ossigenare la mente e il corpo, alleggerire, snodare e lasciar andare”…
- Alleniamoci a svelare lo straordinario nell’ordinario attraverso la Gratitudine e l’Apprezzamento (ogni giorno almeno 3 cose per cui essere grati o che abbiamo apprezzato)
Non è un elenco di istruzioni, ma piccole possibili rivoluzioni.
Ed ora a ciascuno di noi la libertà di creare il meglio in questa straordinaria palestra di vita.